Il Volontario Mascherato Pt.2

supercane volontario

Zelda morì dopo 5 anni dal giorno in cui mia sorella decise di adottarla, il cancro prese il sopravvento sul suo corpo quando l’ago della bilancia che pesava le sfighe canine da una parte e la dovuta ricompensa del karma dall’altra trovò il suo equilibrio al centro, dritta in alto: 5 anni di botte, combattimenti e chissà dio cosa prima, 5 di coccole e lardo poi.

Mia sorella trovò conforto nelle parole di Lauren, cofondatrice di un’associazione benefica bolognese, la quale le propose di convertire il suo dolore in azioni di volontariato per chi, come Zelda, non era nato sotto una buona stella: lei è LA volontaria, quella vera, ovvero una persona che si è resa disponibile al servizio gratuito e disinteressato nei confronti di creature sfortunate dedicandoci tempo, professionalità e passione, pure soldi e fatica, al servizio di chi, lasciato da solo, non sarebbe stato in grado di riuscire nella vita. Vi parlo di Lauren perché è bene fare un’importante distinzione fra il volontario vero, come lei, e il volontario mascherato, come tanti altri. Sì, mascherato, nel senso che maschera, appunto, con il suo impegno sociale una mera necessità di sentirsi riconosciuto come eroe, paladino, martire, vittima anch’essa delle ingiurie del mondo, benefattore, pesce fuor d’acqua, una cazzo di mosca bianca.

Lauren è una donna fatta e finita: contemporaneamente alla sua attività di volontaria, per la quale si sbatte e non poco, ha una vita sua, un lavoro che la gratifica, un uomo che la ama, una vita sociale più che attiva, una famiglia iper presente. Se uscite una sera con Laura, probabilmente parlerete di tanto ma non tanto di cani: a loro, come a tutto il resto, ha attribuito uno spazio delimitato in cui muoversi, non sono la sua unica ragione di vita, e per fortuna. Conobbi Laura ad una cena di beneficienza, tanto per rimanere in tema, e quella sera, oltre alla nostra volontaria del cuore, c’erano tante altre persone…e tante volontarie mascherate. Perché parlo al femminile?! Mi duole confermare il vostro (e mio) dubbio fondato ma sì, quelle che rovinano il giochino son praticamente tutte donne, e di seguito ve ne riporto qualche esempio, così che anche voi, in futuro, possiate smascherare il mascheramento.

  • LA DONNACANE: lei è più o meno quella descritta nello sfogo di mia sorella ne “Il Volontario Mascherato Pt.1”. La figura presa in esame, sociopatica per eccellenza, utilizza la formula volontariato:cani=me medesima:cane per cui non trova strana nessuna delle sue abitudini, come non pettinarsi dall’86 perché non ha tempo (deve pensare ai cani), raccogliere i suoi vestiti tra coltri di peli di cane, magari insaporiti pure dalla piscia del cane (cazzo eh, ti fanno schifo i cani?), non avere una vita sociale se non con i suoi cani (ne ha adottati 56, tutte le volte che ne muore uno soffre quindi ne adotta due per compensare il dolore). Nel suo disturbo istrionico di personalità, probabilmente, pensa pure che il suo fidanzato sia un cane, infatti eccola che si limona un incrocio di bracco. Se pensi che sia lei ad essere borderline non hai capito nulla, perché per lei il cappio al collo dovresti averlo tu che vai dalla parrucchiera due volte all’anno, magari trovi pure il tempo per i tuoi amici e con questi non parli mai di cani cani cani, staffette staffette staffette, merde merde merde tutti quelli che non sono come lei, e come lei non c’è nessuno, capito bene? Solo lei sa fare il suo mestiere per bene, solo lei capisce cosa passa per la testa dei suoi cucciolotti rubacuori.
  • L’ATTIVISTA: troppo presa dalla sua causa, pardon, dalle sue cause per non farsi prendere dalla sua vita, l’attivista ha sempre un motivo per fare della guerra a qualcuno, dall’associazione che non spende bene i soldi ricavati dalle collette al Governo da abolire perché non ha pensato ad omaggiare la sterilizzazione del cane a chiunque volesse prendere un cane femmina senza farla figliare (scusa, ma se non hai i soldi che cazzo te lo prendi a fare un cane? Non lo sapevi che non si ciba d’aria ne lui tantomeno il veterinario?); c’è sempre un’ingiustizia dietro all’angolo e c’è sempre una pugnetta interminabile di almeno due ore in cui si toccano temi e principi di giurisprudenza, ecologia, ingegneria ambientale, tuttologia applicata (che è quello che faccio io, non rubatemi il mestiere), sociologia e, ovviamente, veterinaria specializzata pure sugli animali estinti, sai mai che ci sbagliamo. Minaccia di denunciare canili, pensioni per cani, associazioni benefiche, veterinari troppo cari, il ministero dell’ambiente.
  • LA BANCHETTOWOMAN: questa ve la descrivo con una storiella. Son lì che passeggio tranquilla, quando ecco all’orizzonte un banchetto di raccolta firme per la salvaguardia della Chimera.

“Ciao, sènti, firmi la petizione per la salvaguardia della Chimera?”

“Ciao, ma sssssi, però scusa, la Chimera mica esist…”

“Sssshhh, cazzo dici? E poi mica devi urlare no?! Cazzo ne sai tu se esistono o non   esistono?! Guarda, mio cugggino proprio ne aveva due ed erano dolcissimi, una carezza, quindi non dire cazzate e firma eh!”

“Sì, però senti, anche ammessa l’assurdità che esistano…”

“Ti ho detto che esistono, chi sta facendo la petizione? Tu o io?”

“Ok ok, comunque dicevo, facciamo che la Chimera esiste, guarda che non può essere  buona, si divorava carne uman…”

“Oooooooh, ma allora??? Non vuoi firmare? E allora non firmare e togliti dal cazzo, ma porca puttana! Capitalista, stronzo, negriero, guarda tu uno che cosa si deve inventare per non firmare, che schifo di mondo!!!!”

……

  • LA AFFETTA DA SINDROME DELLA D’URSO: lacrima sulla guancia al mio 3, 2, 1…attacca triste con i violini…”tiritiriiiiii Era lui, (ERA CECCO….eddai, facciamo i seri)….Era lui, era Poldo, un dolce cucciolo di 6 mesi, aveva la vita davanti tiritiriiiiii

“No guarda, Poldo aveva 14 anni…”

“Zitta, troia! Dicevamo…era un batuffolo ma quel batuffolo non l’ha voluto nessuno, così, solo e abbandonato, ha trovato un tetto, ma era quello sbagliato e gli è caduto in testa, e il tetto era pieno di tarli che hanno iniziato a DIVORARLO…oh mio dio, Poldo dolce Poldo…”

“Guarda che si è spento nel sonno, in modo sereno, era molto vecchio…”

“Me la levate dai coglioni ‘st’ottimista del cazzo?! Oh Poldo, per me eri un fratello, ricordo le nostre lunghe passeggiate da soli, i tuoi occhioni magici pieni d’affetto, ma la vita non ti ha dato quello che meritavi…”

“Ma guarda che era felicissimo, forse tu non lo conoscevi tanto bene visto che sei volontaria da 3 giorn…”

“Oh ma non ci hai un cazzo da fare? Non lo vedi che sto raccontando di come Poldo mi abbia lasciato un vuoto dentro che mai niente e nessuno risanerà? Non lo vedi come soffro per Pongo? No, Poldo…non credo che mi riprenderò mai più, ora lo racconto a tutti sulle mie 16 pagine social, e poi posto una foto con tanti cuori e tante lacrime perché io sono una di cuore che soffre per gli animali maltrattati, non come te, io non ce la faccio più, ora scrivo anche questo e linko un video in cui piango!”

“Che t’ammazzi no?!”

Il Volontario Mascherato Pt.1

supercane volontario 2

“Un…cfè…pr favor…”

“Bisogna che parli con la bocca aperta che an capes brisa!” Squilla la Franci, che di pugnette ne ha già abbastanza coi clienti abituali del bar, adesso pure gli avventori occasionali mettono alla prova la sua fantasia.

“Un caffè…per favore”

Sotto agli sbiascichi, alla puzza di cane bagnato (non cagate il cazzo, il cane bagnato puzza e riga), sotto un bulbo dal colore indefinito che manco se perdo una scommessa, ad una coltre di peli…no, è un piumino di quelli che vanno adesso…no, sono peli…sotto uno sguardo un pelo perso, tra l’impaurito e il minaccioso, che mi ha ricordato tanto le fattanze da trip degli anni ’90, c’era lei, una donnella che forse arrivava ai 40 ma che poteva dimostrarne tranquillamente 80. Si beve il suo espresso, tra i biscotti premio nella tasca del giubbotto di peli, no del piumino, conta gli spicci per arrivare all’euro e dieci, li appoggia al banco e mesta, così come era entrata, se ne esce, senza salutare.

“Chi è quèl lavurîr?”

“Ma dai, Sabri, è la figlia della comesichiamapure, quella che c’aveva la lavanderia vicino al tabacchino!”

“Aaaaaah, la figlia della Vanna?! Ma cosa le è successo?! Sarà mica un 100 quella?! E dir che da cinna…”

“Mo niente, qualche anno fa è diventata volontaria e boh, le avranno messo in testa che è un cane anche lei!”

“Beh, gente, dai, son persone volenterose quelle, che modo di dire è quello? Hai detto che è diventata volontaria nello stesso modo in cui avresti potuto dire che è diventata lebbrosa!” Mi intrometto dopo le prime campane stonate.

“Forse era meglio!”

“Porca troia, ma cosa dici? Ce ne fossero di persone come lei! Fa del bene in modo disinteressato, e soprattutto senza chiedere una lira, anzi magari ci smena pure dei soldi visto che non mi pare che i canili si rotolino nelle banconote da 100, come minimo non ha una domenica libera da anni che tutte le volte che mi faccio una vasca in centro ne becchi sempre una marea tutti presi a far banchetti per questo o quello…e voi la denigrate così?” Sono e rimarrò un’inguaribile romantica, un cazzo di Robin Hood dei casi (quasi)sociali.

Lo dico, è vero, però sotto sotto non la penso davvero così. Ricordo la trafila di mia sorella Federica quando decise di adottare Zelda, una pitbull di 5 anni con un passato burrascoso da cane esca, dopo aver intercettato una sua foto su una di quelle pagine Facebook di amanti dei 4 zampe e averla incontrata in canile, e ricordo pure cosa aveva raccontato a me e alla mamma:

“Siete mai andati a fare del volontariato in un canile? Volontariato serio, non lasciare due scatolette ai ragazzetti che improvvisano raccolte benefiche fuori dai supermercati. No! Ecco perché non capite!  Quando entri in questa pensione prigione, la lotta non è rivolta alla sofferenza di quelle povere bestie, non si concentra contro chi i cani li prende e li abbandona, non produce informazione atta a diminuire le casistiche di cani maltrattati, sfruttati, seviziati in modi che se li lanciavano sull’asfalto di una provinciale dall’auto in corsa gli facevano un favore. No. La prima battaglia è convincere le altre anime pie responsabili di quella o quell’altra associazione che tu ai cani vuoi seriamente bene e che sei lì per renderti utile, e per renderti utile si intende nei confronti dei cani, ovviamente, non dell’ego represso della prima malchiavata che se tu non hai novanta quadrupedi da sfamare a casa e non puzzi più di loro e non hai una vita sociale perché tu in testa hai solo quei poveri cani quei poveri cani quei poveri cani allora sei una merda come tutti gli altri e non ti meriti di renderti utile e marcirai all’inferno e adesso scusa un secondo, che devo limonarmi il mio cazzo di chihuahua. Ma andatevene a fare in culo davvero con tutto il cuore. Sembra quasi che i cani non te li vogliano far accudire loro per primi. “Riesci a passare almeno nove ore al giorno col tuo piccolo angioletto? Se no abbiamo problemi con l’adozione!”. Ma manco con mia figlia riesco a passarci così tanto tempo, oh rincoglioniti! Ho la faccia della nipote di Rockefeller per caso? Secondo voi quante persone potenzialmente hanno tutto quel tempo libero ogni fottuto giorno? “Magari posso portarmelo al lavoro…”. Seeee, ti piacerebbe povero stronzo, ma tu dove lavori? E mentre lavori hai tempo di portare il cane a pisciare ogni quarto d’ora? Che se al cane si stringe la vescica del novanta per cento dall’oggi al domani tu come cazzo fai poi? Lo abbandoni? Ecco, vedi, sei uno che abbandona i cani! Porca puttana, che girone dell’inferno quella manica di invasati. E metti giù quella merendina, non lo sai che chi la produce ha anche due quote azionarie di una multinazionale che nell’89 approfittò dello scompiglio della caduta del muro di Berlino per testare una crema idratante su un beagle? Ma cazzo, non ti informi? E poi ci lamentiamo che il mondo va a rotoli! No, io mi lamento di voi e non mi lamento più di chi ad un certo punto gliela dà su e spende dei soldi in un allevamento, che anche lì te le fanno le domande e i test ma non ti chiedono di diventare anche tu un cane o di far diventare il cane un cristiano. Io le bestie le rispetto e le tratto da tali, che se a Zelda metto il bavaglio per mangiare e la faccio cagare sul water e me la porto in giro nella borsa manco fosse un peluche sono da ricoverare io, non lei! Lei forse dopo. E che cazzo.”

Non possono essere tutte così, e uso il femminile perché sempre di donne si parlava, mai una braga. Voglio andarci in fondo, devo chiedere.