I tanti BLA BLA BLA e il poco CHA CHA CHA CHA nella ballata del Coronavirus

Salto a piedi pari la premessa del periodo tragico e dei rischi relativi alla nostra salute e della crisi economica che ne seguirà e tutti i luoghi e tutti i laghi, che son tutti giusti per l’amor del cielo ma ci hanno francamente fracassato i cosiddetti con la loro ridondanza. Vengo direttamente al punto, a voi miei cari concittadini che ancora una volta e con tutto l’amore del mondo riuscite a crearmi spesso e volentieri una punta di disgusto.

Abbiamo accettato le regole imposte dall’allarme virus più o meno serenamente e in maniera per lo più consenziente; facciamo osservazioni su quanto questo momento ci stia facendo riflettere a proposito del male che nei secoli dei secoli abbiamo inflitto al nostro adorato pianeta che poi si è ribellato e ci ha punito e ha fatto bene lui, sì e alla grande, quindi postiamo video triti e ritriti in cui un sottofondo di violini apre lo scenario raccapricciante di discariche abusive e gente che se mena forte e politici con le mazzette e mari inquinati e non ce li vogliamo mettere due koala con le zampette bruciacchiate? Mettiamoceli, che anche le loro zampette sono una nostra colpa nonché un tassello del puzzle che ci condanna ad una reclusione forzata.

Son con voi, ragazzi, davvero: se quello che ci sta capitando è il risultato delle nostre azioni allora ce la stiamo cavando pure con poco, con tutto il rispetto per le vittime e i malati che stanno combattendo per tornare ad una vita normale e in salute, su questo non ci sono cazzi.

Vi sento inneggiare all’illuminazione spirituale e morale che nel bel mezzo della più grande sfiga del secolo ci ha schiaffeggiato e aperto gli occhi: sull’importanza di una passeggiata, di un bacio e di una stretta di mano, del tempo per noi stessi. Sì, quelle sul tempo sono decisamente le mie preferite. Siete da lacrime agli occhi, dei bastardi romantici allo stadio terminale. Inneggiamo al cambiamento, all’evoluzione organica dell’intera razza umana, e io quasi c’ero cascata.

E poi. Poi, in fila per entrare al supermercato avvolta nel mio scialle di puro pragmatismo vi sento, chi al cellulare e chi…no, in realtà siete tutti al cellulare, divenuto ormai il naturale prolungamento dell’avambraccio umano (e per fortuna che state rivalutando i rapporti umani, eh bestioline?!): vi state lamentando tutti quanti. Anzi, siete proprio imbufaliti perché avete fretta e quello stronzo della guardia giurata ne fa entrare dieci alla volta, lui sì che non ha un cazzo da fare se non torturarci; siete furiosi perché il bangla sotto casa non ha lo shampoo per i riflessi lucenti e “io mo’ con cosa me le insapono le mèches?! Ci lascio mezzo stipendio ogni tre mesi e mi vuoi rifilare un prodotto dozzinale?!“; e il carica batterie per l’I Phone qui non ce l’hanno originale e “Cristo, quando riapre la Apple che c’ho bisogno urgente”. Mi sale un ragionevole dubbio, quindi, e vado a controllare che tutti quei commenti volemose bene non me li sia sognati, meglio verificare (sull’I Phone, naturalmente): eccovi lì, vi leggo tutti saggi mentre vi sento bestemmiare che non potete andare a fare i fricchettoni al corso di yoga nella palestra che per abbonarsi una settimana manco da Bulgari; vi leggo e mi sale lo sconforto perché so per certo che il 90% di voi si lascerà tutto alle spalle se ad agosto potrà andare agli Happy Hour a mostrare i tatuaggi, i risultati del corso di yoga e il costume nuovo. Vi leggo e, scusatemi perché non lo dico con (troppo) astio, mi scende una gran catena. Pubblichiamo foto di natura incontaminata che si sta riappropriando dei suoi spazi e quegli spazi glieli toglieremo appena ne riavremo bisogno, ci commuoviamo con le pubblicità sui servizi umanitari, e quando fuori dalla Pam ho passato una confezione di tramezzini ad una barbona m’avete guardato come se vi stessi attaccando l’ebola. Rivalutiamo la nostra spiritualità e a breve torneremo a prostituirci per la rata del Mercedes.

Sei mesi fa eravate tutti animalisti per i poveri canguri, due anni fa eravate tutti vegan che a comprare una bistecca ti sentivi una reietta, i Marò ormai non ce li caghiamo più manco di striscio ma nel 2012 eravamo invasi da patriottici con laurea magistrale in relazioni internazionali; oggi invece abbiamo tutti questo profondo senso dell’umanità e peace and love e fondiamo la nostra fottutissima Kirghisia. Il vero problema di noi altri è che finché non sfatiamo la proporzione “vulnerabilità sta all’unione fraterna come il termine di questo allarme sta ai gran cazzi che me ne frega di come stai” non ne caveremo mai i piedi. Da niente. Ogni crisi sarà passeggera, più o meno grave che sia, e non ci lascerà niente. Non vi scandalizzate, non gridate allo scempio dei buoni propositi perché lo sapete tutti che è sempre. Andata. Così.

Vi voglio vedere. Vi voglio tutti vedere tra qualche mese, sperando chiaramente di sbagliarmi. Nel frattempo, lavatevi le mani, mi raccomando.

IL (BISB)ETICO VEGANO

vegano

Negli anni ’80, le pellicole fantascientifiche ci avevano premesso e promesso di tutto, dagli uomini androidi all’uomo pipistrello, dal monopattino volante ai cyborg assassini, dal vegano al crudist…ah no, a quelli non c’erano arrivati. Io forse non ci arrivo neanche oggi, e vorrei esprimervi la mia perplessità maggiore.

Partiamo dall’identikit del vegano tipo. Anzi no, innanzitutto dobbiamo fare una distinzione tra il vegano, una persona equilibrata che ha scelto di seguire un certo tipo di regime alimentare senza che questo si ripercuota sul sistema nervoso del prossimo, e il nazivegano, ed è ovviamente all’ultimo che mi rivolgo: ma che c’hai da essere sempre così polemico?! E’ la soia che ti agita? Va’ che te la puoi fare una canna per rilassarti, è erba, ci dovresti essere abituato! L’esemplare di oggi è uno spirito guerrigliero che fa della sua dieta una filosofia di vita, il sempre indignato con il resto del mondo che si atteggia con superiorità morale e condanna, a parole e a gesti ma più a parole che a gesti, chiunque non sposi la sua etica. Etica?! Eh sì, al vegano la ciccia non piace ma spesso e volentieri si riempie la bocca con manciate e manciate di ottima etica. Lasciamo perdere il concetto basilare per cui alle parole dovrebbe seguire un buon esempio, non una battaglia se no mi sa che hai già perso, ma davvero ce la sentiamo di parlare di etica? Sicuri sicuri sicuri? Ok, allora iniziamo mappando le origini delle materie prime a cui siete tanto affezionati:

  • Mandorle: il latte di questi frutti viene utilizzato per la realizzazione di surrogati di mozzarella, ricotta e altri tipi di formaggi e latticini. E’ in California che troviamo più dell’80% della produzione mondiale, ed è sempre in California che abbiamo il prosciugamento delle riserve idriche più devastante della storia…ah, vi avevano raccontato che le mandorline crescevano grazie alla polverina magica di Trilli? E invece pensate ragazzi, ogni singolo frutto si ciuccia 4 litri d’acqua per finire sulle vostre tavole, ripercuotendosi sulla siccità prepotentemente, tanto che si sono dovuti adoperare anche i Nativi Americani al fine di salvare il salmone Chinook, pesce fondamentale per la loro cultura. Non voglio rovinarvi la sorpresa, ma vi spoilero già come va a finire: come i 4mila cervi che ci hanno lasciato le penne (in un anno, non nei secoli) per lo stesso motivo, e cioè perché l’acqua che potrebbe evitarne l’estinzione è deviata per centinaia di km per essere utilizzata dai coltivatori di…cervi? Salmoni? Nein, di mandorle! In effetti ho sempre avuto l’impressione che voi altri foste dei sadici, non ve li magnate perchè sotto sotto volete farli soffrire di brutto. Cazzo, siete diabolici, davvero!
  • Avocado: tanto per pestare i coglioni alla nostra amata California, di cui conosciamo pure il meteo giornaliero grazie a Mediaset e ancora non ho capito bene dove vogliano arrivare, anche l’amatissimo “oro verde” arriva principalmente da lì, e grazie ai 270 litri d’acqua necessari allo sviluppo di mezzo kg di prodotto, son già 4 anni che lo stato americano registra la peggior siccità della storia. I vicini messicani, nasando l’affare, hanno scaraventato nel cesso gli ultimi semi di papaveri da oppio per darsi ad un mercato più redditizio della tossicodipendenza: la cucina etica! Qual è il problema? Il problema è che l’avocado vi piace veramente da morire, tant’è che la domanda supera di gran lunga l’offerta nonostante la deforestazione sia arrivata a toccare i 700 ettari all’anno per sopperire alle esigenze dei vostri palati fini. Che non vi senta dire che ai messicani non interessa la vostra dieta eh?! Tutti lì, poverini, a deforestare ancora e ancora, senza sosta e senza curarsi affatto dell’estinzione delle farfalle monarca, o dell’avvelenamento delle riserve acquifere da cui si abbeverano bipedi e quadrupedi dovuto all’utilizzo di quantità abnormi di pesticidi e fertilizzanti necessari alla coltivazione dell’avocado. Condiamo l’insalata con l’ultimo cenno relativo al controllo di questo business, in mano ad un’associazione criminale che riduce sul lastrico, stupra e perfino ammazza chiunque non si pieghi ai suoi canoni produttivi. Ecco da dove arriva la dicitura “avocado insanguinanti”, non ci ero mica arrivata. Ma fanculo i coltivatori messicani, con che cazzo me li condisco poi i fusilli?
  • Anacardi: sì, usate anche questi, vi ho sgamato un milione di ricette vegolose di dolci cruelty free, quindi non sindachiamo! Il 40% di questa specie arborea arriva dal Vietnam, Paese tradizionalmente molto democratico in cui si è adottata una filiera produttiva che ricorda la dittatura della Corea del Nord. Non lo dico io tanto per farvi sentire in colpa, l’ho letto su un reportage di Human Rights Watch. Il rimanente 60% si processa in India, e anche qui non usano la forza del pensiero ma donne schiave che lavorano senza tregua con le mani sfondate a causa dell’olio caustico rilasciato dal guscio degli anacardi. Va beh, ma non si possono mettere i guanti? Certo, se tu guadagnassi 2 euro al giorno quanti te ne avanzerebbero per dei guanti? Ma fanculo anche indiani e vietnamiti, c’ho da preparare la cheese cake!
  • Quinoa: qui ve la cavate con poco. L’apporto proteico della quinoa ha sconvolto solo il 45% della popolazione boliviana, la quale si è dovuta piegare ad un incredibile banditismo locale che a colpi di dinamite conquista terreni coltivabili, e di certo non per organizzarci la sagra di paese. In Perù siamo messi uguali se non peggio: nel momento in cui il prezzo della quinoa ha doppiato e raddoppiato quello del pollo e del riso, il 22% della popolazione peruviana ha dovuto eliminare questo ingrediente dalla sua dieta. Peccato che, proprio per le sue proprietà nutritive, la quinoa fosse indispensabile per reggere in piedi le zone più povere del Paese, colpite quindi da un tasso di malnutrizione infantile talmente alto che si è dovuta scomodare anche l’Unicef. Ok, direte voi, ma non ce l’hanno il McDonald’s in Perù? Non possono andar lì a mangiare che l’happy meal costa un cazzo e c’è pure la sorpresina?
  • AND THE WINNER IS SOIA: signore e signori, vi presento il più grande distruttore di foreste al mondo! Il vostro legume del cuore, quello con cui sostituite le bistecche per intenderci, è stato soprannominato l’Attila della foresta pluviale Argentina, della quale viene rasa al suolo ogni anno il 3% dell’area. Parliamo di 8 milioni di ettari, parliamo di una zona grande quanto il Portogallo. Ogni. Fottuto. Anno. Anche qui viene fuori il vostro innato sadismo. Non che ci volessi andare a breve per una gita eh, solo che, tanto per dire, la foresta pluviale servirebbe a produrre circa il 30% di ossigeno (sì, lo so, non si mangia l’ossigeno, ma a me le branchie ancora non sono spuntate) e a stabilizzare il riscaldamento globale (cosucce tipo il ciclo del carbonio vi dicono nulla?). Ok che a noi ci interessa che non tocchino le cosce del maiale, però vorrei rammentarvi che il 40% delle specie animali viventi son concentrate pensa un po’ dove?! Sarà mica nella foresta pluviale? E io che pensavo ci abitassero solo delinquenti e spacciatori, invece ci sono pure le bestie…Sono più che certa che sulla bilancia pesano maggiormente le mille e mille ricette a base di soia piuttosto che lo scioglimento dei ghiacciai e l’estinzione di qualche milione di animali. Ah, per inciso, quella mattonella di polistirolo più insapore dell’aria, il tofu, deriva nientepopodimeno che da numerosi processi lavorativi della soia, e lo amate così ardentemente che pure il WWF si è espresso in merito, asserendo che “una cucina vegana equilibrata non è sostenibile per l’ambiente”.

In conclusione, la prossima volta che tutti presi bene dalla vostra voglia di attaccar briga, già con la bava alla bocca e i denti digrignati, additerete lo sfortunato di turno che si sta facendo un panino prosciutto e formaggio come un assassino, ricordatevi che lui avrebbe molte più motivazioni di voi a ricambiare il “complimento” solo che, forse, a differenza di chi è troppo preso dalla sua causa per farsi prendere dalla vita come voi, non gliene frega un’ostia di farlo.

Consigli pratici per un viaggio a New York da panico!

TRASPORTI

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Arrivati al JFK, dopo più di dieci ore di astinenza alla nicotina, la visione di un posacenere all’uscita è paragonabile all’apparizione della Beata Vergine. Vuoi fumare, non c’è fuso orario che tenga, valigie ingombranti, clima siberiano. Schiavitù del cazzo. La tua prima sigaretta al sapore di smog newyorkese verrà interrotta, garantito al limone, da uno o più autisti in attesa come avvoltoi, al 99% ispanici, che con un inglese sporcato da qualche termine in italspagnolo (forse per farti sentire a casa o forse perché dopo 30 anni di residenza in America ancora non si sono applicati con la lingua) ti chiederanno se hai bisogno di un comodo passaggio fino all’hotel, al b&b, sotto un ponte. Scuotono tra le mani un portachiavi dorato indicandoti una lucidatissima utilitaria per farti annusare sempre di più l’idea che gli sbattimenti per te sono finiti e tu, frastornato dal viaggio e con lo stomaco a pezzi a causa dello spuntino di polistirolo che ti sei trangugiato in aereo mentre ti guardavi per la quarantesima volta Die Hard (l’unico decente tra i film in italiano, se poi ve la sentite di affrontare subito una pellicola in inglese bravi voi), in quel momento lo abbracceresti con lo stesso affetto di tua nonna dopo un anno che non ti vede. Non fatevi fregare dall’atteggiamento informale e dall’abbigliamento casual: sono auto blu per intenderci, e per arrivare a Manhattan vi ci vorranno la bellezza di 150$, tanto per iniziare a buttar soldi. I taxi sono invece l’opzione di trasporto dal rapporto qualità/prezzo più vantaggioso: la tariffa è fissa, 60$, e senza troppe chiacchiere nel giro di un’oretta sarete nei pressi di Manhattan; paghi, comunichi l’indirizzo di destinazione e lui ti ci porta senza disquisire su tutti i luoghi e tutti i laghi che vorrete visitare e sui film che hanno girato là e su come si mangia bene lì. Per tutti gli altri giorni la Metro è comodissima, 3$ per un biglietto dalla durata di 2 ore, 10 per l’abbonamento giornaliero, 31 la MetroCard settimanale con corse illimitate. Consiglio spassionato: New York è bella tutta, giratevela a piedi, a maggior ragione se siete in vacanza e, a meno che non siate dei sadici stakanovisti senza tregua, non avrete poco tempo o appuntamenti serrati uno dietro l’altro. Distendete i nervi e passeggiate.

Curiosità: all’uscita della metro troverete sicuramente qualche barbone che vi sbiascica qualcosa e state sereni, non vi sta chiedendo dei soldi bensì il vostro biglietto usato per poter scendere a livello dei binari e stare un po’ al caldo, quindi non lo stropicciate che non vi costa nulla potergli regalare una pennica al coperto!

CIRCOLAZIONE E STRADE

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Perdersi a New York è impossibile, è fatta ad isolati, e gli isolati sono forme regolari (quadrati/rettangoli), con Avenues e Streets numerati in ordine crescente: se avete giocato anche solo una volta a battaglia navale, capire il meccanismo per orientarvi è immediato. Sempre per il motivo che la città è un insieme di piccoli isolati, ogni 20 passi c’è un cazzo di semaforo e stracciarli a piedi non conviene, non tanto per le macchine quanto per i ciclisti che vanno a cannetta e non se ne vedono mezza di rischiare il muso sterzando contro un palo perché tu non sei buono ad aspettare un secondino, piuttosto ti asfaltano. Se siete impastati cronici orientatevi col mare: a nord ci vai quando hai il mare dietro di te, a sinistra e a destra, insomma sei circondato a parte davanti a te!

Curiosità: se siete in grado di riconoscere aromi erbiferi (ci siamo capiti) vi capiterà sicuramente, fermi ad un sopracitato e maledetto semaforo, di nasare un profumo familiare ed amatissimo! Ahimè gente, devo deludere le vostre aspettative: dopo giorni in cui mi chiedevo come fosse possibile che si sentisse sempre puzzo d’erba senza scorgere nessuno intento a fumare ho svelato l’arcano, e cioè che il mix di fumi, gas, aria fritta che sale dai tombini ha quell’odore. Vi sembrerà una cagata ma vi garantisco che A) non fumo della merda e B) l’odore è identico.

SHOPPING

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Ahia, qui non sono troppo sul pezzo, però due consigli sugli articoli che sono andata cercando nella city ve li do volentieri. Parliamo quindi di:

  • MUSICA: vale assolutamente la pena di visitare Generation Records (210 Thompson St), dove potete trovare un’ottima misticanza rock – punk, soprattutto al piano inferiore in cui, scartabellando tra un vinile e un cd, avrete l’occasione di beccare edizioni limitate di live a 5$ (non ti ci compri manco un hot dog). Altro posto che da fuori non gli daresti un euro è Academy Records & CDs (12 W 18th St): anche qui per 5/6 verdoni ti puoi portare a casa cd nuovi spaziando tra rock, grunge e punk, e dvd di live sotto i 10 dollaroni.
  • SPORT: va beh, all’NBA Store (545 5th Ave) ci dovete entrare per forza, se no cosa siete andati a fare a New York?! Sto parlando di tre piani murati di qualunque articolo nasca con il logo NBA stampato o ricamato addosso. Mentre sbavate su una canotta di Sprewell del ’94 dal costo proibitivo, ricordatevi che anche Champs (5 Times Square ma mi sa che si sta per spostare ad un centinaio di metri) è un rivenditore del marchio NBA, e ogni tanto qualche bazza si trova (per esempio la canotta di Pippen a 110$). Se tifate i Knicks aspettate di entrare al Madison Square Garden dove potete trovare diversi punti vendita di abbigliamento e gadget. Negozi Nike a profusione, generici, specializzati un particolare sport, maragli alla rapper ‘mmmericano col Range Rover e i sssoldi, solo di scarpe, solo di maglie, solo di braghe, insomma ce ne sono una marea. Super carino Mr.Throwback (437 E 9th St), un negozietto di sport vintage, anzi un memorabilia che vi rimbalzerà negli anni ’90 per quanto riguarda Basket, Football e Rugby, e i due proprietari (forse erano quattro ma gli altri due se li sono magnati a giudicare dalle stazze) sono più che disponibili e spassosi. Validissimo anche Flight Club (812 Broadway) dove trovate tutte le sneakers del mondo comprese quelle di Marty McFly in Ritorno al Futuro – Parte II.
  • GIOCHI: se siete malati, ma malati a livelli “infognati cronici”, di Lego, per voi sarà impossibile pensare di evitarvi una mezza giornata nei due Lego Store della grande mela. Uno è davanti al Bryant Park, non mi ricordo esattamente l’indirizzo ma mi pare sia all’angolo con la 23esima, l’altro si trova nientepopodimeno che al piano terra del Rockfeller Center (620 5th Ave), così avete la possibilità di far incetta di mattoncini mentre osservate orde di masochisti rischiare l’osso del collo sulla pista di pattinaggio ghiacciata. Se alla lettura dovesse esserci qualche nerd, beh, mi dispiace deludere le tue aspettative ma Toys ‘R non è niente di speciale, e mi pare pure di aver letto da qualche parte che sta tirando giù le serrande: direi che è abbastanza chiaro che non devi scapicollarti da nessuna parte, ripeto, non ti perdi nulla.
  • FASHION: ho inserito questa voce solo perché credo fermamente nel potere di Google Adwords per cui qualche Fashion blogger assatanata è caduta sicuramente nella mia rete di provola, la realtà è che forse sono entrata in un negozio d’abbigliamento non sportivo, forse, e se l’ho fatto probabilmente mi scappava fortissimo! La cruda verità è che ho tentato un approccio con due/tre negozi di abbigliamento vintage, a Soho sono più presenti che mai, e sono arrivata alla conclusione che quello che paghi sono gli infiniti cicli di lavatrice che hanno liso così bene ogni capo appeso alle grucce. Io, 200 dollari per una t-shirt dei Nirvana del ’99 (per inciso il buon Cobain aveva già tirato le cuoia da 5 anni) non te li do neanche se mi preghi in ginocchio, in Montagnola le trovo a 10 euro con tanto di tasa d’ascelle originale dello scorso proprietario, e questo non è il classico discorso alla “tre uomini e una gamba” dove il falegname gliela faceva meglio: questa è una rapina, non ci sono discussioni, e fanno pure bene perché di decerebrate che facevano a botte per un montone con gli attacchi di panico o un paio di gazzelle suicida ce n’erano a manciate. “Poveretteh!”, direbbe mio fratello.
  • MERCATINI VARI: ho paura di aver sbagliato periodo dell’anno perché i tre mercatini segnalati su ogni guida del mondo sono osceni, ma mi metto una mano sulla coscienza e concludo che forse, d’estate, ci si cimentano anche persone sotto gli 80 anni che non vendono oggettistica superata, bigiotteria della nonna e pellicce eco.

MANGIARE

hot dog

Il colpo al cuore ve lo lancio immediatamente, senza girarci troppo intorno: i carrelli/carretti bike di hot dog sono spariti per lasciare spazio ad uno Street Food più elaborato, uniformato e commerciale; già mi vedevo in una scena alla Sleepers (quella dove rubano il suddetto carretto, non quella dove gli sbirri li inculano) ma niente, neanche mezzo. Ora ci sono i classici furgoncini, tipo i nostri “luridi”, che vi propongono dal kebab all’hamburger, dai pretzels ai donuts, appostati genericamente fuori dai grandi edifici che ospitano molti uffici. Altra nozione fondamentale: se ci sono due cose che gli americani proprio non sanno fare bene queste sono vestirsi e mangiare, per cui non nutrite grossissime aspettative in merito. Da dire che mi siano rimasti nel cuore ci sono:

  • Nathan’s, a Coney Island (1310 Surf Ave), dove sono stati inventai gli hot dog, dove vi friggono pure la mamma, dove potete toccare il cielo con un dito pucciato nella loro honey mustard.
  • Il Ramen più buono che abbia mai mangiato mi è stato preparato ad hoc in un ristorantino giapponese sulla 23 St, ed era così gustoso che ancora fatta di piacere mi sono dimenticata di prendere un biglietto da visita o anche semplicemente annotarmi il nome di quell’antro del buongusto. Comunque ragazzi, bando allo sconforto, trovarlo è una cagata: dal Lego Store che fa angolo con la 23 St, prendete proprio la 23esima in direzione opposta al Bryant Park (ve lo lasciate alle spalle ok?) e, rimanendo sul lato della strada della Lego, subito dopo Eataly Food ve lo trovate davanti, la vetrina è molto sobria, probabilmente non gli dareste credito a vederlo da fuori ma vi garantisco che è una delle esperienze più belle che farete provare alle vostre papille gustative. Spacca anche il loro sushi, che gira e vi provoca sul rullo che affianca ogni tavolino.
  • FLUFFY’S: è LA colazione per eccellenza! Durante i primi giorni di soggiorno newyorkese, non sapendo dove minacciare il colesterolo con uova e bacon alle 8.00 di mattina, ho banalmente consultato TripAdvisor al fine di trovare la classica colazione porca americana. E’ una mia opinione, non è il Vangelo, ma i casi sono due: o TripAdvisor prende del cash per mettere certi posti alle prime posizioni di questa classifica o alla gente che recensisce i locali su questo sito è andato un pelo di strutto tra le sinapsi. Senza fare troppi nomi, 45 dollari per due uova (di gallina, non di Paradiseide) strapazzate e tre fette di bacon dimenticate sulla griglia sono una rapina; se poi al quadretto aggiungiamo una giappocinokoreana che ti soffia sul collo dal secondo dopo averti visto trangugiare il tuo ultimo boccone per farti alzare dal tavolo, fila di turisti in attesa che ovviamente se ne sbattono i maroni di farti mangiare con uno spiffero gelato sul collo perché loro devono aspettare sulla porta d’ingresso (e nessuno gli dice nulla, per inciso), camerieri che ti cucciano ogni cazzo di attimo perché stanno correndo in sala tra i tavoli, beh ragazzi, a me viene l’ansia in primo luogo, in secondo luogo mi scende la catena. FLUFFY’S (370 W 58th St) non è così, da Fluffy’s sei a casa e ad una qualità eccellente potrete deliziare il palato con colazioni sempre diverse e sempre maiale, non fanno una piega se chiedi variazioni su ogni tema del menu e non devi vendere un rene per pagare il conto. A momenti mi veniva da zigare quando ci ho messo piede per l’ultima colazione statunitense, davvero ci ho lasciato un pezzetto di cuore. Anche in questo caso, non formalizzatevi sulla forma, assaporate il contenuto.
  • Un passaggio all’Hard Rock Cafe (1501 Broadway) è obbligatorio, anche solo per slumare la mise di Scott Weiland in una delle molteplici vetrine- memorabilia. Hamburger molto buoni e costoline di maiale in agrodolce da paura!

GIRETTI E GIRINI, ATTRAZIONI E PASSEGGIATE VARIE

ghostbusters

Se vi state aspettando una recensione relativa a MoMa, Guggenheim Museum, National September 11 Memorial & Museum (peraltro ho trovato di uno squallore disarmante il principio per cui anche quando di mezzo ci sono stragi, morti ed orrore noi umani riusciamo sempre a trovare un pretesto per lucrarci sopra, e 25$ per fotografare la fotografia di un tipo in fiamme che precipita dalla Torre Nord o il camioncino dei pompieri con la carrozzeria ammaccata ve li potete comodamente ficcare su per il culo), siete nel posto sbagliato. Non sono una critica d’arte, non sono una critica di niente, tantomeno è mia intenzione cimentarmi in materie in cui non si può improvvisare.

  • VEDERE UNA PARTITA NBA AL MADISON SQUARE GARDEN: a me il basket piace molto, ad ogni modo è un’esperienza che mi sento di consigliare a chiunque. L’atmosfera del palazzetto storico dei Knicks, nel bel mezzo del trambusto della city, non si è ancora “sporcata” delle diavolerie moderne che vedono invece protagonisti ormai tutti gli altri templi del basket (ho il sospetto fondato che la Toyota stia cercando di comprarsi gli Stati Uniti iniziando proprio dai palazzetti dello sport). Se poi avete la botta di culo di assistere ad una partita della madonna come è capitato a me, state pur certi che sarà un ricordo che non vi lascerà mai più. Unica nota dolente sono i prezzi dei biglietti, non proprio a buon mercato, ma anche qui mi sento di consigliarvi un escamotage: andate a comprarli direttamente al Ticket Point del Madison, magari un paio di giorni prima della partita; capisco l’ansia di rimanere all’asciutto, ma a meno che non abbiate l’intenzione di sedervi in posti specifici potete stare sereni (e risparmiate pure qualcosa che con le prevendite vi pelano).
  • GIRO IN BICI A CENTRAL PARK: ad ogni ingresso del parco più grande del distretto di Manhattan ci sono dei chioschetti che per una cazzata (mi pare sui 25$ per mezza giornata) vi noleggeranno bici, casco, cestino e catena. C’è una pista ciclabile che circonda tutto il perimetro verde, con tanto di semafori e strisce pedonali, ed è severamente vietato uscire dal percorso tracciato, quindi se volete pestare ogni centimetro del pavimento erboso sappiate che sarà più il tempo in cui spingerete a mano la bici piuttosto che pedalarvela, stessa cosa vale per lo zoo. Altro spunto di riflessione per chi come me pratica attività sportiva “amatoriale” dal ’96 e si stabacca mezzo pacco di paglie al giorno: alla seconda salita stavo già maledicendo me, la tipa che mi ha noleggiato la bici, Cristoforo Colombo per la sua scoperta del cazzo, il tutto sputando bronchi e polmoni sulla natura del fantastico Central Park. Rimane comunque un’esperienza da provare.
  • CONEY ISLAND: non è New York, non è nulla d’altro che esista al mondo. E’ Coney Island, e a me ha dato l’idea di una terra di confine, di una terra anarchica e di nessuno, malinconica anche con il sole ma elegante come una signora d’altri tempi, colorata come un carnevale e provocante come una puttana. Sareste degli emeriti idioti ad andare a New York senza farci almeno un passaggio. Non ho altre parole in merito.
  • HIGH LINE: è un parco lineare di New York realizzato su una sezione in disuso della ferrovia sopraelevata, siamo a circa 10m d’altezza, lunga circa 2,5km. Idea super, tra le assi dei vecchi binari arrugginiti crescono piante, alberi, installazioni e composizioni artistiche…il che fa di questo scorcio naturale immerso nella grande mela un ricettacolo di soggetti a cui io personalmente darei fuoco, del tipo finto artistoide/architetto/poeta maledetto che coi pantaloni risvoltati fino a mezzo polpaccio e il basco in testa tiene una lezione su quanto introspettiva sia una margherita o uno scalino del parco; detto questo, se non capite un accidente di ciò che gli altri visitatori dicono intorno a voi (o vi tappate le orecchie) siete in una botte di ferro e potete passare un’oretta piacevole.
  • CHINATOWN: non ci comprerei nulla perché la differenza di prezzi con il resto della città, e forse un pelo di scetticismo nei confronti delle “cineserie”, è davvero sfacciata; al di là dell’impulso ossessivo compulsivo per gli acquisti, Chinatown è un mondo a parte e tra un negozietto specializzato in arti marziali, una vecchia erboristeria, un tè da TenRen (75 Mott Street) e una contrattazione per un ciondolo in (finto) metallo (vero) orientale, è garantito che anche a voi verranno gli occhi a mandorla. Mentre ve magnate un pollo fritto al cartoccio, fate un salto al Columbus Park, dove spesso donne (per lo più stagionate) faranno da colonna sonora al vostro pranzo intrattenendovi con danze tradizionali cinesi coi ventagli. Incredibile la densità demografica di questo quartiere: nonostante si sia divorato quasi completamente la sua vicina Little Italy sono tutti belli accatastati uno sull’altro.
  • CHELSEA MARKET: a Chelsea (75 9th Ave) l’ex fabbrica degli Oreo ha dato vita ad una specie di enorme loft in cui bar, locali, negozi di varia natura e panetterie formano tutti insieme un mercato sempre vivo e frequentatissimo. Per intenderci, può essere paragonato ad una Camden londinese ma tutta al coperto e decisamente più fighetta, anche nei prezzi. Cosi come nel quartiere menzionato di Londra potete avere la possibilità di bervi una birretta fermi ad una delle tante bancarelle, qui a Chelsea lo fate con un bicchiere di vino, due ostriche freschissime scelte da voi al banco di uno degli spacci del mercato mentre vi chiedete chi è quel folle (o quel tossico) che si comprerebbe davvero una pipa di vetro soffiato da crack da 5.000 dollari. Eh sì, fischiano certe cifre al Chelsea Market, ma con le dovute accortezze sono certa che vi farete un aperitivo di qualità senza rischiare di lasciarci i vostri risparmi di una vita (anche se io preferisco la canonica birretta in un Irish Pub a scelta tra i milioni presenti a New York).
  • GHOSTBUSTERS: lasciate gli stolti a farsi i selfie mentre lisciano le palle del toro di Wall Street, c’è di meglio gente! Nella parte bassa di Manhattan, nel quartiere di Tribeca (14 North Moore St) c’è la caserma dei pompieri più famosa del mondo: non ci potete entrare ma già calpestare il suolo che ha sentito tuonare la Ecto-1 è da brividi. Se poi, presi dal delirio di catturare qualche fantasma completamente immedesimati nella parte, vi va di fare due passi, consiglio vivamente una capatina alla New York Public Library (476 5th Ave), anche solo per emulare i nostri quattro beniamini intenti a scappare dopo la visione del primo, inimitabile fantasma (la vecchia libraia).

Buona New York a tutti!

Ho visto una cosa, Roy, che non potresti immaginarti

rivoluzione cristiana

“Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione… e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.” (Roy Batty, Blade Runner)

Roy Batty, magari avessi ragione! Tu non hai visto niente, a te manca quello che ho visto io: ho visto 50 decerebrate di Rivoluzione Cristiana, due parole tra l’altro che vicine fanno a pugni, cantare ‘O bianco fiore’, inno di Democrazia Cristiana, senza che nessuno le arrestasse; ho visto 50 inette del 2018 paragonarsi alle donne della lista civica del 1948 per dare conferma della forza con cui debelleranno il ribellismo del Movimento 5 Stelle, quando il loro unico sforzo è stato quello di truccarsi per la foto di gruppo; le ho viste, Roy, ho visto le loro candidature alle prossime politiche e ho sentito, oddio io spero che sia vero che sei più umano dell’umano così che tu possa capire il mio disagio, ho sentito delle persone applaudirle, ho sentito dire loro quale grande professionalità le contraddistingui, cazzo Roy, riesci a comprendere? 50 donne umane, non sono scherzi dell’ingegneria genetica, sono vere! Le ho viste con l’ex Ministro Rotondi spiegare come si sono avvicinate al partito: “come fa Beppe Grillo” ha risposto davanti a mille sopracciglia alzate l’unico della balotta ad avere i pantaloni, anche se ho i miei dubbi che questi celino un paio di coglioni, stiamo sempre parlando di DC, non distrarti Roy. Le ho viste sbandierare fiere i simboli di Forza Italia e del Movimento Animalista di quell’altra pompinara della Brambilla, e scusami la bruttura Roy, ma se questa fa politica vuol dire che ci si disimpegna bene per forza! E poi le mie, di lacrime, che spero davvero svaniscano nelle pioggia insieme al ricordo che le ha fatte nascere: lo stimano davvero, il Silvio, e pubblicamente gli consegnano lo scettro del “buon cristiano” perché lui è meglio di molti altri, lui ha fatto del volontariato (mi viene da vomitare), lui fa le cene eleganti perché ha i soldi e loro sono abbastanza democratiche per capire che uno coi propri soldi ci fa quello che vuole. Affermazioni, queste, che la dicono lunga sulle frequentazioni abituali delle signore, visto che il buon cristiano è un politico delinquente corrotto e puttaniere. Non so dove sei Roy, con la tua Pris, forse nel paradiso dei replicanti, forse da nessuna parte, sicuramente meglio che stare qui a vedere queste, di cose, senza dover immaginare nulla.

 

La bufala del bilancio comunale 2018: i conti tornano!

the mask

Fare i finocchi con il culo degli altri sembra riesca bene al nostro primo cittadino e a chi, per lui e con lui, stila il bilancio comunale annuo. Nel 2018 la Dotta si presenta, come è intrinseco nella sua natura, pure bella cicciona e gonfia di ego: abitiamo infatti nell’unico Comune italiano ad aver costruito la sua programmazione allineata ai 17 goal dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità promosso dall’Organizzazione delle Nazioni Unite. Bologna spunta 16 delle 17 postille, il punto che ci rimane in bianco riguarda le attività in ambiente marino e noi ci possiamo fare ben poco, anche se al laghetto dei Giardini Margherita ho intravisto certe sagome che lo squalo balena je fa ‘na pippa.

Gioiamo bolognesi, orsù dunque, o per lo meno che gioiscano i 100.000 concittadini che non pagheranno l’Irpef, o quelli che troveranno invariata l’aliquota per l’asilo nido dei loro figli, o gli automobilist…no, loro no. Ah, scusate, le aziend…no, un attimo. Ecco, ho trovato, i proprietari di immobil…col cazzo, manco loro. Però ragazzi, se siamo così il fiore all’occhiello d’Italia qualcuno c’avrà pure da guadagnarci, no?! No!

E dire che è dal XVIII secolo che il buon Lavoisier ce lo sottolinea con la sua legge sulla conservazione della massa: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Tutto quel mammasantissima di programma sostenibile, tutti i coriandoli lanciati in aria per il nostro piano di bilancio, tutto il riconoscimento ai nostri contabili del cuore, tutto e tutti insieme danno vita ad una nube di fumo abnorme che ci finisce dritta negli occhi, oscurando il principio fondamentale per cui SE DA UNA PARTE DAI, DA UN’ALTRA TOGLI.

“In che zenzo, scusa?”

Nel senso che ‘sto sogno di vivere nella Kirghisia non è altro che l’allucinazione sparaflashata direttamente da Piazza Maggiore. Bravi, che siamo, che facciamo risparmiare l’Irpef ad un sacco di persone e intanto gli facciamo passare sotto il culo un paio di cosine quali:

  1. Come vi ho già raccontato, “a Bologna si è dato il via libera all’introduzione della tariffa di frequenza nelle scuole dell’infanzia comunali, sostituendo il sistema (da sempre vanto del servizio educativo bolognese) che prevedeva solo il pagamento del servizio di refezione scolastica in funzione delle presenze: il nuovo metodo di fatto è un bollettino mensile nel quale si mischiano la mensa e le spese di gestione delle materne”.
  2. La quota variabile della Tari su garage, box e cantine è stata applicata ripetutamente sulla tassa dei rifiuti. In sostanza un moltiplicatore che doveva vedersi solo una volta nella formulina che ci calcola i soldini per il ruschino, si vede più volte. Alla Snai ‘sta svista mai, eh?!
  3. Bologna si piazza quarta, a pari merito con Genova, tra le città più tassate di Italia. Parlo di livelli più alti di imposte sulle imprese e sulle famiglie, sui capannoni industriali e sulle case. Seeee, è impossibile, noi c’abbiamo il Virgiulio (lo sapete che quando è possibile evito denunce) che ci ha detto che siam dei privilegiati. ”Stocazzo” risponde uno studio che si basa su dati dell’Agenzia delle Entrate, della Corte dei conti e del Dipartimento Finanze, ma forse è più accurata la calcolatrice che hanno regalato al fenomeno con le merendine.
  4. E qui c’è l’Oscar alla vigliaccheria, il Golden Globe alla miglior faccia di culo, il Nobel per la truffa: ‘sti stronzi mettono a bilancio le multe! Mi avete capito bene: il Comune di Bologna già sa che nel 2018 prenderemo un totale di 38 milioni di euro in multe, quindi non stupitevi se da ottobre inizieranno a multarci se ci scaccoliamo alla guida, probabilmente non sapranno più come far tornare i conti se nei trimestri precedenti siamo stati responsabili al volante. I geni che gestiscono i nostri proventi sanno pure che chi ci pesta col piede destro e va a cannetta contribuirà ad una cifra pari a 7 milioni di euro quest’anno, e magari i Nostradamus de no’artri sanno dirci pure come andrà l’amore a seconda del segno zodiacale. Io non sono un commercialista, tantomeno un economo, ma a me pare assurdo che un dato variabile come quello di cui stiamo parlando faccia bilancio con una quota fissa, e curiosando su openbilanci.it ho avuto una conferma ai miei dubbi. Insomma, l’amministrazione comunale si prende la briga di approvare un bilancio falso, in quanto presenta “un pareggio formale tra entrate (gonfiate con crediti inesigibili) e spese che di fatto nasconde uno squilibrio economico e finanziario”. Certo, ci sono dei modi di calcolare l’affidabilità dei residui attivi, ovvero i crediti che il Comune nutre nei nostri confronti, ma ripeto: è un dato variabile e con un dato variabile non ci fai il bilancio manco del maialino di porcellana sul comodino. Che questo giochino si possa riscontrare in tanti comuni italiani a me non solleva lo spirito, col mal comune mezzo gaudio mi ci sono sempre spazzata il culo: si deve guardare cosa è giusto o in quanti sbagliano? Se non altro ora mi spiego ‘sta smania degli ausiliari del traffico: non è per le provvigioni che maturano su ogni verbale, i pezzi di merda, non è perché sono dei frustrati, è per il nostro bene che si appostano sui tergicristalli delle nostre auto aspettando il fatidico minuto di ritardo non pagato. Pensavo che peggio di (certi) sbirri non esistesse nulla, poi hanno inventato voi.

Mi dispiace darvi questa brutta notizia, nel caso non ci foste già arrivati da soli Bologna non è la ciliegina sulla torta di niente e nessuno in tema di vivibilità, e con vivibilità intendo anche quanto al cittadino viene chiesto per mantenere inalterata la propria qualità di vita.

Sabato scorso ho avuto una prova concreta degli sforzi a cui i dipendenti comunali sono sottoposti al fine di mantenere inalterate le previsioni di bilancio: in un locale grande quanto la sala di casa di mia, dietro la stazione, in occasione di un concertino live con ingresso a offerta libera, tra il niente degli ultimi binari e il nulla delle aziende (ovviamente tutte chiuse di sabato sera), ARPA e Polizia Municipale hanno dovuto sudare freddo per trovare un motivo (inesistente) che giustificasse un verbale di 1000 euro, tra gli sguardi attoniti dei 30/40 partecipanti alla serata. Ci hanno messo almeno un’ora e mezzo ma alla fine il coniglio è uscito dal cilindro: quelli del locale, ‘sti farabutti aho, avevano lasciato la porta d’ingresso aperta. In realtà era chiusa e controllata da questo tizio che intimava il silenzio ogni qualvolta il tasso etilico e l’entusiasmo alzassero il tono della voce dei presenti fuori a fumare o a chiacchierare. La porta è stata aperta per farli entrare, ma ora che abbiamo preso nota che i nostri beniamini altri non sono che dei caparbi Harry Potter capaci di trovare porte nei muri, mi auguro che alla prossima ispezione si aprano solo delle bocche. E per insultarli.

Misure contro la povertà: sfruttate lo Stato!

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La manovra è semplice ed esiste dal primo dicembre, solo che ne avete sentito parlare poco e niente. Lo so, lo so, il palinsesto era pieno: vuoi non far vedere Berlusconi che espone il suo programma elettorale dalla D’Urso?! E vuoi non parlare di Nainggolan che si imbresca a Capodanno per almeno una settimana?! E di quei 4,5 milioni di cittadini italiani che sono alla canna del gas, no?! E del fatto che esistono delle possibili tutele destinate a loro?! Va bene, proviamoci noi!

Che cos’è il REI?

Il Reddito di Inclusione (ReI) è una misura nazionale di contrasto alla povertà, la prima ufficiale italiana, e se aspettavano un altro po’ ci trovavano tutti a rimestare nei bidoni dell’immondizia che pare essere diventato il nuovo, triste e agghiacciante sport nazionale. Il ReI si compone di due parti:

  1. un beneficio economico, erogato mensilmente attraverso una Carta di pagamento elettronica (Carta ReI)
  2. un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa volto al superamento della condizione di povertà.

Il beneficio è concesso per un periodo massimo di 18 mesi, trascorsi i quali non può essere rinnovato se non sono trascorsi almeno 6 mesi. Alla durata massima del ReI vanno sottratte, se già ne beneficiate, le mensilità di Sostegno per l’Inclusione Attiva (SIA).

Chi lo può richiedere?

Chiunque abbia il cappio già intorno al collo e qualcuno pronto a stringerlo a morte, mi verrebbe da rispondere, e purtroppo in questa condizione ce ne sono tanti. In partica, i requisiti che vi fanno essere tra i nominati alla lotteria dell’aiuto statale riguardano:

  • Nucleo familiare: a casa deve esserci un minorenne o un disabile o una donna in stato di gravidanza accertata. Basta uno dei requisiti citati, non dovete essere ragazze madri in carrozzina, ok?!
  • Situazione economica: il valore ISEE non deve essere superiore ai 6.000 euro, quello relativo all’ISRE più basso di 3.000, un patrimonio immobiliare praticamente inesistente e lo stesso per quello mobiliare, ovvero in banca non dovete avere più di 10.000 euro; considerando che avete un ISEE uguale o inferiore ai 6.000 mi verrebbe da commentare con un “grazie al cazzo”.

Il primo passo concreto: modulo domanda reddito di inclusione e istruzioni INPS

Il decreto REI prevede che per richiedere il Reddito di inclusione si debba utilizzare l’apposito modulo INPS, il quale dovrà poi essere consegnato presso il proprio Comune di residenza o presso altri punti di accesso resi noti dai comuni stessi. Non fatevi venire l’orticaria subito, ragazzi, non dobbiamo andare fisicamente all’INPS a subire chilometri di fila, operatori sgodevoli che si scaccolano sul vostro ISEE, questionari imbarazzanti quanto paradossali (“Possiede case a Montecarlo o conti in Svizzera?” “Certo, ce li ho anche alle Antille Olandesi, è che oggi non avevo un cazzo da fare!”): il modulo si può scaricare da Internet e, sapendo bene come la rete tenti in tutti i modi di destabilizzarci, dopo vi linko l’indirizzo su cui cliccare, scaricare e stampare. Onde evitare di fare un giro a vuoto, sappiate che oltre al modulo compilato in tutte le sue parti, dovrete attrezzarvi del modello ISEE 2018 cartaceo.

Fondamentalmente, se è vero che funziona così e conoscendo la burocrazia italiana non ci metterei tutte e due le mani sul fuoco, dopo essere passati in Comune il vostro dovere è compiuto: sarà poi il Comune stesso, infatti, a trasmettere la vostra domanda all’Inps entro 15 giorni dalla ricezione, poi ce ne vogliono altri 5 perché l’Inps faccia tutte le sue verifiche del caso e invii a Poste Italiane la vostra disposizione di accredito. Mentre voi sudate freddo al pensiero di non aver portato tutta la documentazione necessaria, le Poste emettono la vostra Carta REI e col cazzo che ve la spediscono: andate voi a ritirarla e, prima di poterla utilizzare, dovrete aspettare il PIN che vi verrà inviato all’indirizzo che avete indicato nella domanda (il PIN sì, la carta no, che vi debbo di’ raga, almeno uno dei due vi arriva in mano di sicuro).

Stringendo, in soldoni?

I vincitori assoluti di questo Running Man burocratico avranno diritto a beneficiare di un assegno pari ad un massimo di 485 euro al mese, più il progetto di inclusione sociale e lavorativa su cui, sinceramente parlando, non nutro alcuna aspettativa. Sempre parlando fuori dalle righe, credo che anche a voi faccia più gola l’assegno che tutto il discorsetto di contorno, perché se abbiamo le pezze al culo (mi riferisco a persone in grado di intendere e di volere e senza impedimenti fisici o motori particolari) non è per il lavoro che manca: manca il lavoro che vogliamo, così mi sembra messa giù meglio. Al di là delle mie personali considerazioni, il reddito di inclusione varia a seconda del numero di componenti dell’happy family, cioè:

ReI

Il modulo da scaricare, stampare e compilare, lo trovate invece qui:

https://www.informazionefiscale.it/IMG/pdf/circolare_numero_172_del_22-11-2017_allegato_n_2.pdf

 

La piaga sociale del Blog al femminile!

blog

Stamattina mi ero pure svegliata di buonumore, e dopo mezzora il sogno di una tranquilla giornata di routine (sì, a volte la “monotona” quotidianità distende i nervi, ve lo garantisco) era già svanito, anzi, buttato nel cesso. Mi è bastato mettere piede nel bar e ordinare il solito alla Franci che, vicino a me, due frastornate decidono di rovinarmi la giornata: dopo essersi sincerate l’una con l’altra di aver preso visione delle tabelle dei saldi, queste si confrontano sulle diete post festività braccate e stampate da internet.

-Senti, ma quella a base di ananas su Donna Malchiavata (utilizziamo nomi fittizi che è un attimo che mi si imbufaliscano le signore) l’hai vista?

– L’ho vista?! Mi si è arrotolata la lingua alla seconda riga! Se non altro dopo mi sono rifatta con quella che non ti devi pesare niente…come si chiama pure?! Dissociata, sì sì, scaricatela che è una figata assurda, è su MaDonna Santissima, ci scrive una tipa che faceva il liceo con me!

– Beh, ma l’avrà copiata da DiDiDissociataMentale, quella degli smalti!

A momenti vomito. Poi mi si accende la lampadina per una sana polemica da bar. Ragazzi, ma soprattutto ragazze della rete, siamo davvero come ci si descrive nei blog? Sono quelli i nostri interessi? Rettifico: siamo davvero così cretine? Al di là di cosa possano pensare gli utenti girovaghi del web a proposito del nostro quoziente intellettivo, e a me non è mai importato un granché dell’opinione altrui, ma che figura stiamo facendo fare alla nostra povera coppia di cromosomi X?! E magari le affiliate a queste cosche tutte lustrini e pailettes son pure quelle che si lamentano che l’uomo è capace di parlare solo di calcio, di figa e di sua madre!

Tra home page in stile shabby chic (ho studiato, prima di oggi pensavo fosse una razza canina) e dettagliate narrazioni di vivaci scorribande dall’estetista di fiducia, l’impressone che ho avuto della donna tipo del XXI secolo è solo una: che cazzo di chiaviche siamo diventate! Con tutta la solidarietà che naturalmente nutro per il mio stesso sesso, non posso esimermi dal giungere alla conclusione che siamo alla canna del gas. I menù a capo di questi portali telematici vedono al 90% le seguenti categorie:

  • Bellezza: fondamentalmente le disgrazie a cui la temeraria blogger cerca di porre rimedio sono due, ovvero le rughe e la ciccia. Io, pur di dormire due minuti in più, a prepararmi ci metto dai 10 ai 15 minuti e senza trascurare affatto l’igiene personale, primo perché ho buonsenso ed amor proprio e secondo perché nessuno vuole interagire con qualcuno che puzza, neanche da lontano. Blog dopo blog, pagina dopo pagina, ho realizzato che a quanto pare esistono delle creature masochiste che si prendono la briga di mettersi la sveglia alle 4.00 per autoinfliggersi: creme rigeneranti home made a base di bicarbonato, ricostruzione facciale con chili di fondotinta piallato direttamente sull’epidermide insieme a 5cc di calce viva in formato duttile, sai mai che non mi asciughi i brufoli, lettino solare comprato in comode rate trentennali e che probabilmente funziona male da quando te l’hanno montato in quella che originariamente doveva essere la cameretta dei figlioli o mal che vada lo studio, depilazione totale con surrogato della spada laser di Anakin Skywalker, ricostruzione delle unghie modello tigre del Bengala, elettrostimolatore arrivato per posta da Media Shopping e vestiti stringenti/automodellanti/dimagranti che manco in manicomio vi legano così bene. Non vorrei essere nel vostro uomo quando per la prima volta vi vede uscire dalla doccia, probabilmente penserà che vi hanno sostituito con Patty e Selma dei Simpson tra lo shampoo e la passata di balsamo.
  • Shopping: minchia se siete fissate, vi confrontate pure su quale mutanda vi fa il ventre più piatto e dove poterla comprare. “Beh, se lo fanno per individuare una forma di risparmio o per una questione di qualità non fanno neanche male” mi azzardo a riflettere. Col cazzo signore, alla fine vince sempre una sottospecie di “grannies panties”, la mutanda della nonna per intenderci, made in Taiwan e per comprarla accettano solo American Express o asportazione del rene. Io capisco che vi hanno inculcato nella testolina il concetto che più brutta è la mutanda che indossi e più hai una possibilità di finire a letto con qualcuno, ma vi posso confermare che di certe zozzerie il mercato del mercoledì al paesello ne è pieno e il pacco scorta famiglia non viene battuto a più di 9€. Inquietante è pure il minimo comun denominatore che vi fa discutere di un capo d’abbigliamento piuttosto che un altro: la visibilità nei confronti della preda, l’uomo. Guardate che accecarlo con panta glitterate e confonderlo con crisi epilettiche dovute a pellicce sintetiche fucsia non sono tattiche di abbordaggio, siete borderline con azioni bellicose e di caccia al cinghiale…ve lo volete scopare o mangiare?!
  • Psicologia: oooh, finalmente un argomento che merita, se non altro vi sistemate le turbe recondite nelle (poche) sinapsi avanzate! Invece no, anche qui un buco nell’acqua; tra i titoli degli articoli di maggior spicco ricorderei: A) Come fargli pensare che sei tu quella giusta; B) Ti amo, non ti lascio…ma ti regalo due corna, buon San Valentino (ve lo giuro); C) Come gestire una relazione galeotta in ufficio (poi non vi lamentate se vi danno delle troie); D) le dieci cose da non fare mai a Capodanno E) le dieci cose da fare assolutamente a Capodanno; F) Dimmi che rossetto usi e ti dirò chi sei.
  • Sesso: qui c’è da mettersi le mani nei capelli, io davvero non credevo, non sapevo, non immaginavo, se no col cazzo che ci mettevo il naso! Allora, bamboline care, scusate la bruttura e la schiettezza…ma veramente pensate che sia un blog ad insegnarvi a fare i pompini?! Ok le lezioni su come stendere lo smalto sulle unghie…ma i pompini?! Siete certe che una perfetta sconosciuta, la quale probabilmente soffre di carenza avicola ,vi possa spiegare come raggiungere l’orgasmo sotto le coperte? E chi cazzo è questa? L’alter ego del vostro punto G?! Poi sentite, il voler disquisire di come fare sesso aiuti la longevità di pelle e capelli è la ciliegina sulla torta, già vi vedo col partner: “Amore, ho le doppie punte, trombami!”.
  • Alimentazione: voi altre dovete proprio castrarvi l’esistenza se no non siete felici eh?! Io davvero vorrei avere il potere e l’abilità di intervistare il vostro inconscio ogni qualvolta vi sentiate l’irrefrenabile voglia di gustare un buon centrifugato di sedano, cumino, rapa, chicchi di caffè di Kopi Luwan, occhi di tonno e mazzetti di erba gatta, per dare voce al suo disgusto. VOI vi siete convinte che sia buono perché toglie la cellulite ma la verità è che fa cagare, Cristo! L’insalata scondita purificherà anche ma è una merdata da capra! Il cracker di riso con farcitura di vespe selvatiche scottate vi regalerà sicuramente dei riflessi della madonna, ma io piuttosto resto calva a suon di caramelle gommose, per la miseria. E se ingrasso? Vai a correre, così non ti leggi i blog al femminile, scopa come piace a te e non alla blogger che smaltisci il cenone…guarda, piuttosto drogati ma il centrifugato no!

So per certo, e per fortuna, che non tutte le donne si identificano in questo genere di letture, che esistono donne a cui piace vivere senza martoriarsi l’esistenza, che sono capaci di far funzionare il cervello, udite udite, anche senza un uomo che le rammenta quanto è bella e magra e fashion, che  hanno passioni costruttive senza costruirsi le unghie, che sanno cosa vogliono dalla vita senza dover compilare test a scelta multipla, che sanno SCEGLIERE da sole e da sole si compongono le loro conferme a prescindere dal colore che va di moda quel mese, che hanno una vita e cercano di coglierne il bello anche struccate, grasse, felici. A queste donne va la mia stima, alle altre la mia compassione.

Le inculate sataniste, le stuprate col rosario e la De Mari con la Kefiah

de mari

Poteva continuare a deliziarci con i suoi discorsetti su gay, trans e utilizzo improprio del nostro ano ma no, la De Mari ha deciso di mostrare al mondo tutto quanto ci sia di sbagliato nella cristianità, ovvero la libera e insana interpretazione del messaggio di Gesù Cristo da parte di psicolabili adepti. La De Mari si illumina d’immenso quando ci ricorda che per minacciare una punizione o un atto di sottomissione si esclami “Ti faccio un culo così”, la cui affermazione ovviamente non è altro che la riprova del fatto che gli omosessuali siano un branco di malati. E non solo. Metaforizzando in modo incomprensibile un qualcosa su Aragorn de Il Signore degli Anelli, e visto il tema mi verrebbe da pensare che la signora abbia gradito la rivisitazione “Il Signore degli Orelli” più che la versione originale dove di vagina non si parla mai, la De Mari sottolinea che il sesso tra “sani di mente” vede in gioco un pisello e una passera, la posizione del missionario e per favore cercate di divertirvi e godere il meno possibile, che a Madre Natura frega un cazzo se ci piace o no (chissà quanti cazzi mosci ha visto spruzzare il nostro Nobel per la scienza, scusate il francese), tutto il resto è fisiologicamente innaturale e potenzialmente pericoloso…com’è che diceva mia nonna pure?! Meglio un giorno da leone…Ok, a parte il mio vano tentativo di sdrammatizzare una situazione allarmante, perché se a questa danno la possibilità di parlare pubblicamente e addirittura entrare in politica vuol dire che la situazione è quantomeno allarmante e punto, la nostra omofoba del cuore consiglia paradossalmente l’utilizzo del preservativo se vogliamo cimentarci in queste dinamiche alla stregua del satanismo (sa pure che la Jolie si è dovuta far sfondare il di dietro per divenire membro di una setta), ma non sia mai che voi giovani eterosessuali che nella testa c’avete solo la figa la figa la figa la figa prendiate delle precauzioni, che Gesù vi vede e piange poverino. Se non fosse drammatico sarebbe al limite del comico e se non fosse da brutti diavoli consiglierei la sedia elettrica. Ben carica. Le lesbiche se la cavano con il cancro alla faringe, state serene belle.

Arriviamo all’ordine del giorno, ora che avete un quadretto leggermente articolato sul tipo di persona di cui stiamo parlando. E scusate il linguaggio. Questa infinita testa di cazzo, che non poteva spalleggiare altri se non una testa di cazzo importante come la sua, attaccata alle spalle di Adinolfi, consiglia il preservativo agli omosessuali ma lo vieta agli etero…qualcuno spiega ai due geni come nascono i bambini che questi sono fermi alla storia del cavolo e della cicogna?! E non solo, questa è la sparata maxima: se tu donna, vittima di violenze, decidi di non voler portare avanti la gravidanza, frutto della violenza stessa, c’hai da cacciare fuori i soldi tu! Sì, ragazzi, “perché lo dice la costituzione che dovete rispettare le mie idee religiose”. Ma vattene a fare in culo, asina dei miei coglioni, e rileggiti la Costituzione che ti è scappata una parolina fondamentale: libertà! E lo Stato DEVE essere garante dell’indissolubilità di questo principio a 360 gradi, se no che cazzo me ne faccio di uno Stato io? Eh no, stronza che ti sei fatta stuprare, mo’ te lo tieni perché con le mie tasse io ci pago la sanità necessaria, non i frutti indesiderati delle tue trombate. Ti auguro possa capitarti, per quanto mi faccia ribrezzo non mi interessa che sia disumano: io ti auguro che ti possa capitare e che per qualche miracolo del cielo tu possa rimanere incinta, così ti vengo a ricordare con le TUE parole che A

A) se vuoi abortire lo fai con i tuoi soldi;

B) dovresti tenerlo perché sei una buona cristiana;

C) se rimani traumatizzata ci sono gli psichiatri e “anche loro devono pur lavorare”;

D) la prossima volta ti fai violentare da un milionario, a loro i diritti umani vengono comunque e sempre garantiti;

Poi con le MIE parole ti faccio riflettere su altre cosine quali

E) per via diretta e indiretta vengono versati €6.415.797.808 all’anno nelle casse della Chiesa Cattolica, e con tutta quella fresca ci potremmo pagare la sanità dell’Italia e di un paese a scelta libera nel mondo, se vogliamo puntualizzare la fine che fanno i soldi dei contribuenti;

F) prima del ’78, quando l’aborto era una pratica non consentita, esisteva una cosuccia chiamata mercato nero attraverso cui venivano praticati aborti illegali tardivi e si ricorreva a pompe da bicicletta e grucce; magari nel 2018 non si useranno le grucce o le pompe, ma ragazzi siamo alla follia;

G) dalla via che tu, scienziata dei balocchi non vuoi che le “tue” tasse possano essere usate per questioni che non siano a tuo diretto tornaconto, e visto che ci tieni tanto al bene della collettività, ti ricordo che le tasse le pagano anche le persone che perseguiti, e se a loro chiedessimo se con le LORO tasse va di pagare a TE lo stipendio, loro risponderebbero con un bel dito medio alzato, e io mi associo; inoltre, se si potesse scegliere, ogni cittadino dovrebbe poter decidere che i suoi soldi non finiscano a finanziare opere pubbliche a vantaggio della proprietà privata della curia;

H) stando dalla parte dei numeri, come dovrebbe fare un vero medico mi verrebbe da dire, ogni cazzo di statistica ci racconta come la legalizzazione dell’aborto e la promozione di metodi anticoncezionali abbia fatto diminuire il ricorso a tale pratica…ah no, è vero, tu e Adinolfi siete quelli del “niente preservativo”, scusate, ogni tanto mi dimentico che ho a che fare con degli stolti;

I) la “gente con il cancro alla mammella che aspetta settimane se non mesi” è sì, specchio di una sanità che traballa e zoppica, ma il reparto per le IVG è un altro, dottoressa De Mari;

L) affidare ai privati un mercato dell’aborto è una mossa che accrescerebbe il rischio di azioni contrarie alla legge, magari con operazioni tardive;

Fosse stata lei a capo dell’Italia, e c’è da tremare al solo pensiero, innanzitutto avrebbe chiesto l’unanimità per il referendum sull’aborto, sposando il principio che se c’è anche una sola persona che non sia d’accordo che qualcun altro possa fare ciò che vuole, quell’unico integralista dovrebbe poter limitare la libertà altrui, poi avrebbe imposto l’eliminazione della gratuità dell’aborto aggiungendoci pure la pillola di sadismo: ogni donna avrebbe dovuto ascoltare il cuore della creatura portata in grembo. La Bin Laden di Adinolfi è un tutt’uno col suo capo, la salvezza della famiglia “come si deve”, e dire che proprio il buon Adinolfi si è sposato due volte (senza divorziare, non è da buoni cristiani, meglio avere due mogli) e non credo che con le signore giochi a tressette, gliene manca una per chiudere il tavolo. Questi, signori, sono persone che si potranno votare alle prossime elezioni, questa è gente che conta sul supporto di “fedeli di comodo”, e io mi auguro che tra voi ce ne siano pochi, pochissimi.

Pergiove, l’Oroscopo 2018 che sMENTiscE! pt.3

L’ultima infilata fresca di giornata!

SCORPIONE

scorpione

Per Giove! By Jove! Juppiter! Che anno della madonna ti aspetta, bagarozzo mio! Non senza sforzi ed impegno, e che ti credevi?! Che ti cadesse tutto dal cielo, Scorpione?! Magari vuoi anche i 6 numeri da giocare al Super eh?! Al di là del tuo delirio di onnipotenza, il 2018 ti è stato piallato e sistemato in discesa dagli astri, pure la fortuna di Quinto Metello ti fa una pippa. Giove, in perfetto allineamento con Plutone, ti fa mollare le redini di riservatezza a cui sei ben ancorato, e non perché abbia in mente un sadico kamikaze nei tuoi confronti: hai talmente tanto culo nei prossimi 12 mesi che non vale la pena fare i timidi, sbandierate tutto ciò che vi passa per la testa, urlate le vostre convinzioni, sgolatevi con i vostri obiettivi, stracciatevi le mutand…no, non esagerate, che poi vi arrestano! Per par condicio sto cercando una punta di sfiga anche per te ma no, sei destinato a farti odiare dal resto delle costellazioni. Se sul lavoro ti basterà schioccare le dita per vedere la targhetta col tuo nome sulla porta dell’ufficio più pimpato della tua azienda, in amore devi solo fare lo sforzo di mandare a fare in culo eventuali relazioni che negli anni si sono fatte, come dire, un po’ piattine…un po’ dito ar culo, ma poco, solo la prima falange. Non farti venire ansie, le stelle dicono che se sei arrivato a questo punto la colpa non è solo tua, la fossa si scava su due lati! Ad ogni modo, se sei felice tu lo sai batti le mani…NO, se non ti riconosci in questa foto segnaletica vuol dire che tu fai parte dell’altra metà degli Scorpioni, quelli che coroneranno il loro sogno d’amore davanti ad un altare, quelli a cui quest’anno regalerà un pancione, voglie di fragole con panna a gennaio, nausee mattutine e tante ecografie tenerissime in cui riconoscerete sempre di più il profilo della vostra futura ragione di vita.

SAGITTARIO

sagittraio

Prescrizione per i nati sotto il segno del Sagittario: una compressa di Buspirone per l’ansia alla mattina e qualche goccia di Xanax a stomaco pieno q.b., che c’è sa star tranquilli, Sagittario. Per te il 2018 ha in serbo un’andatura velica da crociera, la parola chiave è: progettare! Sì, progetti, a 360 gradi, non fate i timidi. Avete preso alla lettera il mio suggerimento terapeutico, e forse siete ancora tutti impasticcati, per cui sprizzate e spruzzate ottimismo da tutti i pori: questi ultimi tre anni vi hanno messo a dura prova e ora, liberi dai problemi, siete fatti di entusiasmo. Ma non vi allargate: quest’anno si mette tutto sulla carta, il prossimo anno che vi ritorna Giove nel segno (è in mezzo ai coglioni a tutti gli altri segni tranne che sul suo paladino) si inizia a mettere un mattone sull’altro. Respirate a pieni polmoni ‘sta calma piatta, frenetici che non siete altro, e non andatemi in noia col partner solo perché non succede un cazzo, a volte è meglio così. Saprai comunque come muoverti e saprai sempre dove andare a sbattere la testa, anche grazie a diversi influssi astrali che vi trasformano nella versione moderna della veggente Pasqualina (t’avanzassero due schedine compilate fammi un fischio).

CAPRICORNO

Capricorno

Hai capito, il nostro Paperon de’ Paperoni?! Guardalo lì, quel Capricorno, che non sa più dove metterseli, tutti quei soldi e tutto quel successo. Avete capito bene, e finalmente, avevate ancora voglia di aspettare in seconda fila?! Proprio ora che si sono accorti di te?!

“Oh, ma chi cazzo è quello? Il nuovo addetto alla pulizia dei cessi?”

“Sssssh, ma che cazzo urli? Quello lì è il nuovo capo supremo!”

“Ah si?! Manco me lo ricordo alla fotocopiatrice!”

“Eh, ma è del Capricorno!”

Raggi laser che sembrano fulmini, sei protetto da scudi termici, dal punto di vista professionale sei una bomba quest’anno, Capricorno. E cosa fa uno con un buon lavoro e pochi problemi di soldi? Si incasina la vita con un bel matrimonio. Oh sì, cari fortunelli miei, ancora ubriachi dall’ultimo saldo in banca, vi fate prendere dall’entusiasmo e pronunciate le fatidiche parole: lo voglio. Occhio però a non trascurare il partner con tutto quel lavoro, ora che fate le scarpe a tutta la famiglia Vacchi. Siete single? Sereni, ci sarà pane anche per i vostri denti, e se non ci sarà potrete consolarvi da Bulgari!

ACQUARIO

acquario

L’Acquario che fa il fossile non se po’ vede’, proprio tu che se non dai brio alla tua quotidianità vai in depressione ti sei andato a barricare in un bunker antiuomo che ti si addice come la tassa sul fumo nelle sigarette. Lo so, lo so, questi ultimi anni hanno messo a dura prova la tua innata voglia di vivere e la tua pratica gestione dei cambiamenti, ma non è assolutamente questo il momento di abbattersi: il 2018 porta rinnovamento, aria fresca e soprattutto aria nuova; le stelle ti prenderanno a schiaffi pur di scuoterti dal torpore in cui sei caduto e vedrai come smuoveranno le tue acque. Questi scossoni non saranno indolori, ma per fortuna non sto parlando del tuo, di dolore: bisogna intanto che molli quella chiavica con cui ti sei andato a legare, perché sotto sotto gli astri dicono che se ne sta lì a rosicare intanto che tu ti reinventi, e tutto ciò non è buono; poi, iniziamo a prendere nota di tutti gli sbattimenti lavorativi a cui sei soggetto, e iniziamo pure a presentarne il conto, che nessuno lavora per la gloria o per un “grazie”. Tira fuori i coglioni, per l’amor del cielo, che ce li hai, e trasforma quel broncio in un sorriso da pubblicità della Mentadent, che te lo meriti.

PESCI

pesci

Un’orgia di pianeti che inculano il malessere a beneficio di non uno, bensì due anni da fuochi d’artificio, ecco quale sarà il tuo futuro Pesci: un perdincibacco di arem della buona sorte. Finalmente, dopo anni in cui un opposto Saturno annebbiava le vostre manie di grandezza, il cielo appare limpido, aperto…e pieno di opportunità che saprete cogliere veloci come Sampei con l’anfibio matsugoro. Viste le numerose passate e ripassate di vasellina a cui vi ha costretto il passato, iniziate l’anno ancora un po’ scettici, e grazie al cazzo mi verrebbe da dire, ma la fiducia in voi stessi è lì, ad un passo da voi, e già per il vostro compleanno sarete carichi a molla, pronti a ripartire e a doppiare chiunque vi avesse bollato come il perdente della situazione. Ok farsi prendere dall’entusiasmo, ma non stronzeggiamo Pesci: le congiunzioni astrali ti dipingono un pelo, come dire, zoccola nel periodo avvenire, il fuoco di una relazione clandestina sembra quello che ci vuole, forse forse ci facciamo un pensierino…ecco bravi, a voi che il romanticismo esce pure dal buco del culo potrà mai andare bene un’avventura di letto?! Ma lo usate quel cervello?! Scacciate i diavoli tentatori, che a casa c’è chi vi ama, e se non c’è a casa non stateci, che vi farete prendere all’amo da quello giusto senza trombare a destra e a manca, potete contarci. Conoscendo le vostre mani bucate, visto che finalmente si vede anche del grano, consiglierei un bel maialino di porcellana in cui depositare qualche risparmio per l’avvenire.