Salto a piedi pari la premessa del periodo tragico e dei rischi relativi alla nostra salute e della crisi economica che ne seguirà e tutti i luoghi e tutti i laghi, che son tutti giusti per l’amor del cielo ma ci hanno francamente fracassato i cosiddetti con la loro ridondanza. Vengo direttamente al punto, a voi miei cari concittadini che ancora una volta e con tutto l’amore del mondo riuscite a crearmi spesso e volentieri una punta di disgusto.
Abbiamo accettato le regole imposte dall’allarme virus più o meno serenamente e in maniera per lo più consenziente; facciamo osservazioni su quanto questo momento ci stia facendo riflettere a proposito del male che nei secoli dei secoli abbiamo inflitto al nostro adorato pianeta che poi si è ribellato e ci ha punito e ha fatto bene lui, sì e alla grande, quindi postiamo video triti e ritriti in cui un sottofondo di violini apre lo scenario raccapricciante di discariche abusive e gente che se mena forte e politici con le mazzette e mari inquinati e non ce li vogliamo mettere due koala con le zampette bruciacchiate? Mettiamoceli, che anche le loro zampette sono una nostra colpa nonché un tassello del puzzle che ci condanna ad una reclusione forzata.
Son con voi, ragazzi, davvero: se quello che ci sta capitando è il risultato delle nostre azioni allora ce la stiamo cavando pure con poco, con tutto il rispetto per le vittime e i malati che stanno combattendo per tornare ad una vita normale e in salute, su questo non ci sono cazzi.
Vi sento inneggiare all’illuminazione spirituale e morale che nel bel mezzo della più grande sfiga del secolo ci ha schiaffeggiato e aperto gli occhi: sull’importanza di una passeggiata, di un bacio e di una stretta di mano, del tempo per noi stessi. Sì, quelle sul tempo sono decisamente le mie preferite. Siete da lacrime agli occhi, dei bastardi romantici allo stadio terminale. Inneggiamo al cambiamento, all’evoluzione organica dell’intera razza umana, e io quasi c’ero cascata.
E poi. Poi, in fila per entrare al supermercato avvolta nel mio scialle di puro pragmatismo vi sento, chi al cellulare e chi…no, in realtà siete tutti al cellulare, divenuto ormai il naturale prolungamento dell’avambraccio umano (e per fortuna che state rivalutando i rapporti umani, eh bestioline?!): vi state lamentando tutti quanti. Anzi, siete proprio imbufaliti perché avete fretta e quello stronzo della guardia giurata ne fa entrare dieci alla volta, lui sì che non ha un cazzo da fare se non torturarci; siete furiosi perché il bangla sotto casa non ha lo shampoo per i riflessi lucenti e “io mo’ con cosa me le insapono le mèches?! Ci lascio mezzo stipendio ogni tre mesi e mi vuoi rifilare un prodotto dozzinale?!“; e il carica batterie per l’I Phone qui non ce l’hanno originale e “Cristo, quando riapre la Apple che c’ho bisogno urgente”. Mi sale un ragionevole dubbio, quindi, e vado a controllare che tutti quei commenti volemose bene non me li sia sognati, meglio verificare (sull’I Phone, naturalmente): eccovi lì, vi leggo tutti saggi mentre vi sento bestemmiare che non potete andare a fare i fricchettoni al corso di yoga nella palestra che per abbonarsi una settimana manco da Bulgari; vi leggo e mi sale lo sconforto perché so per certo che il 90% di voi si lascerà tutto alle spalle se ad agosto potrà andare agli Happy Hour a mostrare i tatuaggi, i risultati del corso di yoga e il costume nuovo. Vi leggo e, scusatemi perché non lo dico con (troppo) astio, mi scende una gran catena. Pubblichiamo foto di natura incontaminata che si sta riappropriando dei suoi spazi e quegli spazi glieli toglieremo appena ne riavremo bisogno, ci commuoviamo con le pubblicità sui servizi umanitari, e quando fuori dalla Pam ho passato una confezione di tramezzini ad una barbona m’avete guardato come se vi stessi attaccando l’ebola. Rivalutiamo la nostra spiritualità e a breve torneremo a prostituirci per la rata del Mercedes.
Sei mesi fa eravate tutti animalisti per i poveri canguri, due anni fa eravate tutti vegan che a comprare una bistecca ti sentivi una reietta, i Marò ormai non ce li caghiamo più manco di striscio ma nel 2012 eravamo invasi da patriottici con laurea magistrale in relazioni internazionali; oggi invece abbiamo tutti questo profondo senso dell’umanità e peace and love e fondiamo la nostra fottutissima Kirghisia. Il vero problema di noi altri è che finché non sfatiamo la proporzione “vulnerabilità sta all’unione fraterna come il termine di questo allarme sta ai gran cazzi che me ne frega di come stai” non ne caveremo mai i piedi. Da niente. Ogni crisi sarà passeggera, più o meno grave che sia, e non ci lascerà niente. Non vi scandalizzate, non gridate allo scempio dei buoni propositi perché lo sapete tutti che è sempre. Andata. Così.
Vi voglio vedere. Vi voglio tutti vedere tra qualche mese, sperando chiaramente di sbagliarmi. Nel frattempo, lavatevi le mani, mi raccomando.


















