Consigli pratici per un viaggio a New York da panico!

TRASPORTI

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Arrivati al JFK, dopo più di dieci ore di astinenza alla nicotina, la visione di un posacenere all’uscita è paragonabile all’apparizione della Beata Vergine. Vuoi fumare, non c’è fuso orario che tenga, valigie ingombranti, clima siberiano. Schiavitù del cazzo. La tua prima sigaretta al sapore di smog newyorkese verrà interrotta, garantito al limone, da uno o più autisti in attesa come avvoltoi, al 99% ispanici, che con un inglese sporcato da qualche termine in italspagnolo (forse per farti sentire a casa o forse perché dopo 30 anni di residenza in America ancora non si sono applicati con la lingua) ti chiederanno se hai bisogno di un comodo passaggio fino all’hotel, al b&b, sotto un ponte. Scuotono tra le mani un portachiavi dorato indicandoti una lucidatissima utilitaria per farti annusare sempre di più l’idea che gli sbattimenti per te sono finiti e tu, frastornato dal viaggio e con lo stomaco a pezzi a causa dello spuntino di polistirolo che ti sei trangugiato in aereo mentre ti guardavi per la quarantesima volta Die Hard (l’unico decente tra i film in italiano, se poi ve la sentite di affrontare subito una pellicola in inglese bravi voi), in quel momento lo abbracceresti con lo stesso affetto di tua nonna dopo un anno che non ti vede. Non fatevi fregare dall’atteggiamento informale e dall’abbigliamento casual: sono auto blu per intenderci, e per arrivare a Manhattan vi ci vorranno la bellezza di 150$, tanto per iniziare a buttar soldi. I taxi sono invece l’opzione di trasporto dal rapporto qualità/prezzo più vantaggioso: la tariffa è fissa, 60$, e senza troppe chiacchiere nel giro di un’oretta sarete nei pressi di Manhattan; paghi, comunichi l’indirizzo di destinazione e lui ti ci porta senza disquisire su tutti i luoghi e tutti i laghi che vorrete visitare e sui film che hanno girato là e su come si mangia bene lì. Per tutti gli altri giorni la Metro è comodissima, 3$ per un biglietto dalla durata di 2 ore, 10 per l’abbonamento giornaliero, 31 la MetroCard settimanale con corse illimitate. Consiglio spassionato: New York è bella tutta, giratevela a piedi, a maggior ragione se siete in vacanza e, a meno che non siate dei sadici stakanovisti senza tregua, non avrete poco tempo o appuntamenti serrati uno dietro l’altro. Distendete i nervi e passeggiate.

Curiosità: all’uscita della metro troverete sicuramente qualche barbone che vi sbiascica qualcosa e state sereni, non vi sta chiedendo dei soldi bensì il vostro biglietto usato per poter scendere a livello dei binari e stare un po’ al caldo, quindi non lo stropicciate che non vi costa nulla potergli regalare una pennica al coperto!

CIRCOLAZIONE E STRADE

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Perdersi a New York è impossibile, è fatta ad isolati, e gli isolati sono forme regolari (quadrati/rettangoli), con Avenues e Streets numerati in ordine crescente: se avete giocato anche solo una volta a battaglia navale, capire il meccanismo per orientarvi è immediato. Sempre per il motivo che la città è un insieme di piccoli isolati, ogni 20 passi c’è un cazzo di semaforo e stracciarli a piedi non conviene, non tanto per le macchine quanto per i ciclisti che vanno a cannetta e non se ne vedono mezza di rischiare il muso sterzando contro un palo perché tu non sei buono ad aspettare un secondino, piuttosto ti asfaltano. Se siete impastati cronici orientatevi col mare: a nord ci vai quando hai il mare dietro di te, a sinistra e a destra, insomma sei circondato a parte davanti a te!

Curiosità: se siete in grado di riconoscere aromi erbiferi (ci siamo capiti) vi capiterà sicuramente, fermi ad un sopracitato e maledetto semaforo, di nasare un profumo familiare ed amatissimo! Ahimè gente, devo deludere le vostre aspettative: dopo giorni in cui mi chiedevo come fosse possibile che si sentisse sempre puzzo d’erba senza scorgere nessuno intento a fumare ho svelato l’arcano, e cioè che il mix di fumi, gas, aria fritta che sale dai tombini ha quell’odore. Vi sembrerà una cagata ma vi garantisco che A) non fumo della merda e B) l’odore è identico.

SHOPPING

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Ahia, qui non sono troppo sul pezzo, però due consigli sugli articoli che sono andata cercando nella city ve li do volentieri. Parliamo quindi di:

  • MUSICA: vale assolutamente la pena di visitare Generation Records (210 Thompson St), dove potete trovare un’ottima misticanza rock – punk, soprattutto al piano inferiore in cui, scartabellando tra un vinile e un cd, avrete l’occasione di beccare edizioni limitate di live a 5$ (non ti ci compri manco un hot dog). Altro posto che da fuori non gli daresti un euro è Academy Records & CDs (12 W 18th St): anche qui per 5/6 verdoni ti puoi portare a casa cd nuovi spaziando tra rock, grunge e punk, e dvd di live sotto i 10 dollaroni.
  • SPORT: va beh, all’NBA Store (545 5th Ave) ci dovete entrare per forza, se no cosa siete andati a fare a New York?! Sto parlando di tre piani murati di qualunque articolo nasca con il logo NBA stampato o ricamato addosso. Mentre sbavate su una canotta di Sprewell del ’94 dal costo proibitivo, ricordatevi che anche Champs (5 Times Square ma mi sa che si sta per spostare ad un centinaio di metri) è un rivenditore del marchio NBA, e ogni tanto qualche bazza si trova (per esempio la canotta di Pippen a 110$). Se tifate i Knicks aspettate di entrare al Madison Square Garden dove potete trovare diversi punti vendita di abbigliamento e gadget. Negozi Nike a profusione, generici, specializzati un particolare sport, maragli alla rapper ‘mmmericano col Range Rover e i sssoldi, solo di scarpe, solo di maglie, solo di braghe, insomma ce ne sono una marea. Super carino Mr.Throwback (437 E 9th St), un negozietto di sport vintage, anzi un memorabilia che vi rimbalzerà negli anni ’90 per quanto riguarda Basket, Football e Rugby, e i due proprietari (forse erano quattro ma gli altri due se li sono magnati a giudicare dalle stazze) sono più che disponibili e spassosi. Validissimo anche Flight Club (812 Broadway) dove trovate tutte le sneakers del mondo comprese quelle di Marty McFly in Ritorno al Futuro – Parte II.
  • GIOCHI: se siete malati, ma malati a livelli “infognati cronici”, di Lego, per voi sarà impossibile pensare di evitarvi una mezza giornata nei due Lego Store della grande mela. Uno è davanti al Bryant Park, non mi ricordo esattamente l’indirizzo ma mi pare sia all’angolo con la 23esima, l’altro si trova nientepopodimeno che al piano terra del Rockfeller Center (620 5th Ave), così avete la possibilità di far incetta di mattoncini mentre osservate orde di masochisti rischiare l’osso del collo sulla pista di pattinaggio ghiacciata. Se alla lettura dovesse esserci qualche nerd, beh, mi dispiace deludere le tue aspettative ma Toys ‘R non è niente di speciale, e mi pare pure di aver letto da qualche parte che sta tirando giù le serrande: direi che è abbastanza chiaro che non devi scapicollarti da nessuna parte, ripeto, non ti perdi nulla.
  • FASHION: ho inserito questa voce solo perché credo fermamente nel potere di Google Adwords per cui qualche Fashion blogger assatanata è caduta sicuramente nella mia rete di provola, la realtà è che forse sono entrata in un negozio d’abbigliamento non sportivo, forse, e se l’ho fatto probabilmente mi scappava fortissimo! La cruda verità è che ho tentato un approccio con due/tre negozi di abbigliamento vintage, a Soho sono più presenti che mai, e sono arrivata alla conclusione che quello che paghi sono gli infiniti cicli di lavatrice che hanno liso così bene ogni capo appeso alle grucce. Io, 200 dollari per una t-shirt dei Nirvana del ’99 (per inciso il buon Cobain aveva già tirato le cuoia da 5 anni) non te li do neanche se mi preghi in ginocchio, in Montagnola le trovo a 10 euro con tanto di tasa d’ascelle originale dello scorso proprietario, e questo non è il classico discorso alla “tre uomini e una gamba” dove il falegname gliela faceva meglio: questa è una rapina, non ci sono discussioni, e fanno pure bene perché di decerebrate che facevano a botte per un montone con gli attacchi di panico o un paio di gazzelle suicida ce n’erano a manciate. “Poveretteh!”, direbbe mio fratello.
  • MERCATINI VARI: ho paura di aver sbagliato periodo dell’anno perché i tre mercatini segnalati su ogni guida del mondo sono osceni, ma mi metto una mano sulla coscienza e concludo che forse, d’estate, ci si cimentano anche persone sotto gli 80 anni che non vendono oggettistica superata, bigiotteria della nonna e pellicce eco.

MANGIARE

hot dog

Il colpo al cuore ve lo lancio immediatamente, senza girarci troppo intorno: i carrelli/carretti bike di hot dog sono spariti per lasciare spazio ad uno Street Food più elaborato, uniformato e commerciale; già mi vedevo in una scena alla Sleepers (quella dove rubano il suddetto carretto, non quella dove gli sbirri li inculano) ma niente, neanche mezzo. Ora ci sono i classici furgoncini, tipo i nostri “luridi”, che vi propongono dal kebab all’hamburger, dai pretzels ai donuts, appostati genericamente fuori dai grandi edifici che ospitano molti uffici. Altra nozione fondamentale: se ci sono due cose che gli americani proprio non sanno fare bene queste sono vestirsi e mangiare, per cui non nutrite grossissime aspettative in merito. Da dire che mi siano rimasti nel cuore ci sono:

  • Nathan’s, a Coney Island (1310 Surf Ave), dove sono stati inventai gli hot dog, dove vi friggono pure la mamma, dove potete toccare il cielo con un dito pucciato nella loro honey mustard.
  • Il Ramen più buono che abbia mai mangiato mi è stato preparato ad hoc in un ristorantino giapponese sulla 23 St, ed era così gustoso che ancora fatta di piacere mi sono dimenticata di prendere un biglietto da visita o anche semplicemente annotarmi il nome di quell’antro del buongusto. Comunque ragazzi, bando allo sconforto, trovarlo è una cagata: dal Lego Store che fa angolo con la 23 St, prendete proprio la 23esima in direzione opposta al Bryant Park (ve lo lasciate alle spalle ok?) e, rimanendo sul lato della strada della Lego, subito dopo Eataly Food ve lo trovate davanti, la vetrina è molto sobria, probabilmente non gli dareste credito a vederlo da fuori ma vi garantisco che è una delle esperienze più belle che farete provare alle vostre papille gustative. Spacca anche il loro sushi, che gira e vi provoca sul rullo che affianca ogni tavolino.
  • FLUFFY’S: è LA colazione per eccellenza! Durante i primi giorni di soggiorno newyorkese, non sapendo dove minacciare il colesterolo con uova e bacon alle 8.00 di mattina, ho banalmente consultato TripAdvisor al fine di trovare la classica colazione porca americana. E’ una mia opinione, non è il Vangelo, ma i casi sono due: o TripAdvisor prende del cash per mettere certi posti alle prime posizioni di questa classifica o alla gente che recensisce i locali su questo sito è andato un pelo di strutto tra le sinapsi. Senza fare troppi nomi, 45 dollari per due uova (di gallina, non di Paradiseide) strapazzate e tre fette di bacon dimenticate sulla griglia sono una rapina; se poi al quadretto aggiungiamo una giappocinokoreana che ti soffia sul collo dal secondo dopo averti visto trangugiare il tuo ultimo boccone per farti alzare dal tavolo, fila di turisti in attesa che ovviamente se ne sbattono i maroni di farti mangiare con uno spiffero gelato sul collo perché loro devono aspettare sulla porta d’ingresso (e nessuno gli dice nulla, per inciso), camerieri che ti cucciano ogni cazzo di attimo perché stanno correndo in sala tra i tavoli, beh ragazzi, a me viene l’ansia in primo luogo, in secondo luogo mi scende la catena. FLUFFY’S (370 W 58th St) non è così, da Fluffy’s sei a casa e ad una qualità eccellente potrete deliziare il palato con colazioni sempre diverse e sempre maiale, non fanno una piega se chiedi variazioni su ogni tema del menu e non devi vendere un rene per pagare il conto. A momenti mi veniva da zigare quando ci ho messo piede per l’ultima colazione statunitense, davvero ci ho lasciato un pezzetto di cuore. Anche in questo caso, non formalizzatevi sulla forma, assaporate il contenuto.
  • Un passaggio all’Hard Rock Cafe (1501 Broadway) è obbligatorio, anche solo per slumare la mise di Scott Weiland in una delle molteplici vetrine- memorabilia. Hamburger molto buoni e costoline di maiale in agrodolce da paura!

GIRETTI E GIRINI, ATTRAZIONI E PASSEGGIATE VARIE

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Se vi state aspettando una recensione relativa a MoMa, Guggenheim Museum, National September 11 Memorial & Museum (peraltro ho trovato di uno squallore disarmante il principio per cui anche quando di mezzo ci sono stragi, morti ed orrore noi umani riusciamo sempre a trovare un pretesto per lucrarci sopra, e 25$ per fotografare la fotografia di un tipo in fiamme che precipita dalla Torre Nord o il camioncino dei pompieri con la carrozzeria ammaccata ve li potete comodamente ficcare su per il culo), siete nel posto sbagliato. Non sono una critica d’arte, non sono una critica di niente, tantomeno è mia intenzione cimentarmi in materie in cui non si può improvvisare.

  • VEDERE UNA PARTITA NBA AL MADISON SQUARE GARDEN: a me il basket piace molto, ad ogni modo è un’esperienza che mi sento di consigliare a chiunque. L’atmosfera del palazzetto storico dei Knicks, nel bel mezzo del trambusto della city, non si è ancora “sporcata” delle diavolerie moderne che vedono invece protagonisti ormai tutti gli altri templi del basket (ho il sospetto fondato che la Toyota stia cercando di comprarsi gli Stati Uniti iniziando proprio dai palazzetti dello sport). Se poi avete la botta di culo di assistere ad una partita della madonna come è capitato a me, state pur certi che sarà un ricordo che non vi lascerà mai più. Unica nota dolente sono i prezzi dei biglietti, non proprio a buon mercato, ma anche qui mi sento di consigliarvi un escamotage: andate a comprarli direttamente al Ticket Point del Madison, magari un paio di giorni prima della partita; capisco l’ansia di rimanere all’asciutto, ma a meno che non abbiate l’intenzione di sedervi in posti specifici potete stare sereni (e risparmiate pure qualcosa che con le prevendite vi pelano).
  • GIRO IN BICI A CENTRAL PARK: ad ogni ingresso del parco più grande del distretto di Manhattan ci sono dei chioschetti che per una cazzata (mi pare sui 25$ per mezza giornata) vi noleggeranno bici, casco, cestino e catena. C’è una pista ciclabile che circonda tutto il perimetro verde, con tanto di semafori e strisce pedonali, ed è severamente vietato uscire dal percorso tracciato, quindi se volete pestare ogni centimetro del pavimento erboso sappiate che sarà più il tempo in cui spingerete a mano la bici piuttosto che pedalarvela, stessa cosa vale per lo zoo. Altro spunto di riflessione per chi come me pratica attività sportiva “amatoriale” dal ’96 e si stabacca mezzo pacco di paglie al giorno: alla seconda salita stavo già maledicendo me, la tipa che mi ha noleggiato la bici, Cristoforo Colombo per la sua scoperta del cazzo, il tutto sputando bronchi e polmoni sulla natura del fantastico Central Park. Rimane comunque un’esperienza da provare.
  • CONEY ISLAND: non è New York, non è nulla d’altro che esista al mondo. E’ Coney Island, e a me ha dato l’idea di una terra di confine, di una terra anarchica e di nessuno, malinconica anche con il sole ma elegante come una signora d’altri tempi, colorata come un carnevale e provocante come una puttana. Sareste degli emeriti idioti ad andare a New York senza farci almeno un passaggio. Non ho altre parole in merito.
  • HIGH LINE: è un parco lineare di New York realizzato su una sezione in disuso della ferrovia sopraelevata, siamo a circa 10m d’altezza, lunga circa 2,5km. Idea super, tra le assi dei vecchi binari arrugginiti crescono piante, alberi, installazioni e composizioni artistiche…il che fa di questo scorcio naturale immerso nella grande mela un ricettacolo di soggetti a cui io personalmente darei fuoco, del tipo finto artistoide/architetto/poeta maledetto che coi pantaloni risvoltati fino a mezzo polpaccio e il basco in testa tiene una lezione su quanto introspettiva sia una margherita o uno scalino del parco; detto questo, se non capite un accidente di ciò che gli altri visitatori dicono intorno a voi (o vi tappate le orecchie) siete in una botte di ferro e potete passare un’oretta piacevole.
  • CHINATOWN: non ci comprerei nulla perché la differenza di prezzi con il resto della città, e forse un pelo di scetticismo nei confronti delle “cineserie”, è davvero sfacciata; al di là dell’impulso ossessivo compulsivo per gli acquisti, Chinatown è un mondo a parte e tra un negozietto specializzato in arti marziali, una vecchia erboristeria, un tè da TenRen (75 Mott Street) e una contrattazione per un ciondolo in (finto) metallo (vero) orientale, è garantito che anche a voi verranno gli occhi a mandorla. Mentre ve magnate un pollo fritto al cartoccio, fate un salto al Columbus Park, dove spesso donne (per lo più stagionate) faranno da colonna sonora al vostro pranzo intrattenendovi con danze tradizionali cinesi coi ventagli. Incredibile la densità demografica di questo quartiere: nonostante si sia divorato quasi completamente la sua vicina Little Italy sono tutti belli accatastati uno sull’altro.
  • CHELSEA MARKET: a Chelsea (75 9th Ave) l’ex fabbrica degli Oreo ha dato vita ad una specie di enorme loft in cui bar, locali, negozi di varia natura e panetterie formano tutti insieme un mercato sempre vivo e frequentatissimo. Per intenderci, può essere paragonato ad una Camden londinese ma tutta al coperto e decisamente più fighetta, anche nei prezzi. Cosi come nel quartiere menzionato di Londra potete avere la possibilità di bervi una birretta fermi ad una delle tante bancarelle, qui a Chelsea lo fate con un bicchiere di vino, due ostriche freschissime scelte da voi al banco di uno degli spacci del mercato mentre vi chiedete chi è quel folle (o quel tossico) che si comprerebbe davvero una pipa di vetro soffiato da crack da 5.000 dollari. Eh sì, fischiano certe cifre al Chelsea Market, ma con le dovute accortezze sono certa che vi farete un aperitivo di qualità senza rischiare di lasciarci i vostri risparmi di una vita (anche se io preferisco la canonica birretta in un Irish Pub a scelta tra i milioni presenti a New York).
  • GHOSTBUSTERS: lasciate gli stolti a farsi i selfie mentre lisciano le palle del toro di Wall Street, c’è di meglio gente! Nella parte bassa di Manhattan, nel quartiere di Tribeca (14 North Moore St) c’è la caserma dei pompieri più famosa del mondo: non ci potete entrare ma già calpestare il suolo che ha sentito tuonare la Ecto-1 è da brividi. Se poi, presi dal delirio di catturare qualche fantasma completamente immedesimati nella parte, vi va di fare due passi, consiglio vivamente una capatina alla New York Public Library (476 5th Ave), anche solo per emulare i nostri quattro beniamini intenti a scappare dopo la visione del primo, inimitabile fantasma (la vecchia libraia).

Buona New York a tutti!

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